Barack Hussein Obama, in una splendida giornata di sole, ha giurato da Presidente degli USA. Raramente il discorso di un uomo politico ha la forza di andare al di là delle appartenenze e di toccare le corde più profonde di tutti. Il rivoluzionario Barry – chiamato così dai fans – ha battuto il tasto del ritorno ai valori autentici della rivoluzione americana. Lincoln, Roosevelt, Kennedy ne sono stati gli interpreti più coraggiosi. “Sessant’anni fa, ha esclamato, uno come me non poteva entrare in un ristorante; oggi presta giuramento da Presidente”. Obama ha ringraziato gli operai che hanno avuto lo stipendio tagliato e che lavorano in condizioni disperate; ha rotto la presunzione di autosufficienza americana (“non possiamo permetterci la sofferenza al di là delle nostre frontiere”); ha detto che gli USA – nazione di cristiani, ebrei, musulmani, indù, atei – vogliono un nuovo dialogo con i popoli musulmani; ha detto che il mercato è andato fuori controllo, e che va corretto, riproponendo un grande piano pubblico di investimenti; ha parlato dello stato di diritto, e della necessità di salvaguardarlo. (continua…)
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