

L’errore cinese
Scritto da: Pietro Folena in EuropeiGlobali, tags: cina, dalai lama, tibetLe notizie che arrivano dal Tibet sono ogni giorno più inquietanti. Siamo forse sull’orlo di una guerra civile nel Paese che ha vocato se stesso alla nonviolenza. Il Dalai Lama si è detto disposto a incontrare i leader cinesi, si è detto disposto a dimettersi da leader politico in contrasto con le frazioni che vogliono usare la violenza in Tibet, ha rifiutato di proclamare il boicottaggio dei giochi olimpici. Eppure il governo cinese parla di “cricca del Dalai Lama”.
Quando non si accetta il dialogo con chi da anni ripete che l’obiettivo è l’autonomia e non l’indipendenza, quando non si vuole trattare con chi ha fatto della nonviolenza il suo credo irriducibile, inevitabilmente si è indirettamente alleati dell’altra parte, quella che non crede alla nonviolenza. Ecco l’errore strategico dei dirigenti cinesi. Lo abbiamo visto anche in altri contesti.
Certo il popolo tibetano ha mille ragioni per ribellarsi. Ma esiste una strada nonviolenta, quella indicata dal Dalai Lama, che i cinesi hanno scientemente rifiutato di perseguire. C’è da sperare che lo facciano adesso ma non sembrano intenzionati.
Per questo le pressioni internazionali devono essere fortissime. Bene ha fatto il nostro governo (che ancora deve farsi perdonare per non aver ricevuto il Dalai Lama) a chiedere osservatori internazionali (mentre il governo cinese ha espulso i giornalisti da Lhasa). Bene, anzi benissimo, fa Gordon Brown ad annunciare che riceverà il Dalai Lama. La Cina dev’essere accerchiata, pacificamente accerchiata, deve sentire che questa volta è l’ultima volta. Deve essere costretta a sedersi ad un tavolo e trattare.