Archivio per settembre 2007

I monaci e le monache birmane, le cui proteste pacifiche sono state così duramente colpite dal regime, sono un esempio di come la lotta nonviolenta possa mobilitare le coscienze del mondo.
E’ una lotta straordinaria, con un valore morale altissimo, simile a quelle che hanno liberato l’India sotto la guida di Gandhi.
La differenza, però non sfugge. Allora si trattava di combattere contro i colonizzatori inglesi, contro un governo che, nel proprio paese, assicurava libertà più di tanti altri paesi europei.
Ora, invece, parliamo di una lotta contro un regime sanguinoso, che tiene reclusa da 17 anni Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, e non disdegna di sparare sulla folla.
Nonostante ciò, la nonviolenza rimane l’unica risposta, così come ci insegnano i monaci buddisti.
Nonviolenza però non significa impotenza, al contrario di ciò che molti, anche in settori di centrosinistra, pensano.
Nonviolenza vuol dire al contrario impegno attivo. Significa mettere la giunta militare di fronte alle sue responsabilità da parte della comunità internazionale.
Significa agire. Anche se l’Onu è bloccata.
Significa capire che le Nazioni Unite non possono rimanere organizzate come lo sono oggi, schiave di un consiglio di sicurezza in cui i veti bloccano qualsiasi decisione. Una riforma dell’Onu è ormai la priorità ineludibile.
L’Unione europea e anche noi, dobbiamo smetterla di tollerare ciò che accade in Russia, ciò che accade in Cina, non a caso oggi a fianco della dittatura del Myanmar.
Similis cum similibus.

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EDIT: Purtroppo le agenzie sembra che abbiano riferito in modo sbagliato il post di Grillo. Ho provato a collegarmi con il suo blog ma qui dalla Camera a volte si incanta…. Alla fine ci sono riuscito e ho letto cose un po’ diverse… Comunque l’invito è valido, a maggior ragione.

Beppe GrilloCaro Beppe Grillo, leggo sul tuo blog questa frase: “Altro che ’sinistra radicale’ la lotta al precariato con la riforma della legge 30 era nel programma elettorale dell’Unione, anche se nell’Unione molti se lo sono scordato. Noi invece non ci scordiamo niente”.
Mi dispiace, ma sei male informato. Neanche noi ci scordiamo niente.
Ti faccio il mio esempio personale. Sono presidente della Commissione cultura della Camera e quindi mi occupo di temi come: scuola, università, ricerca, informazione, beni culturali, scienza, eccetera.
Ciò che ho fatto in questo periodo è stato tutto incentrato sulla lotta alla precarietà in questi settori. Grazie al lavoro di questa commissione (non solo mio) siamo riusciti a varare un piano di assunzione di 150mila (dico: 150mila) insegnanti precari e 20mila ATA. Quest’anno già 50mila insegnanti sono entrati nei ruoli. Gente che ha dato tutta la sua vita per la scuola. Madri e padri di famiglia che lo Stato sinora aveva trattato come oggetti (voglio usare un termine educato).
Sono stato tra i pochi politici a scagliarsi apertamente contro gli editori dei giornali (con le conseguenze che puoi immaginare) perché – complice anche qualche giornalista rpofessionista impermeabile al tema – non vogliono firmare il contratto dei giornalisti e continuano a sfruttare i giovani precari.
Quest’anno in Finanziaria il mio impegno è di lottare per stabilizzare le decine di migliaia di ricercatori (vera ossatura della ricerca italiana), aumentare la quota degli ATA della scuola, nonché assumere i precari dei beni culturali.
Mi sto occupando anche delle vicende meno conosciute, come quelle dei 45 insegnanti incaricati dell’Università, assunti come tecnici ma poi messi a fare lezione, con 900 euro al mese.
Questo è quello che faccio io. Ma ogni deputato e senatore della sinistra potrebbe raccontare cose simili. Vladimir Luxuria per i precari dello spettacolo, Elettra Deiana e Silvana Pisa per quelli della Difesa, Umberto Guidoni per i ricercatori, solo per dire di alcuni con cui sto collaborando.
Quindi non è giusto scagliarsi contro di noi. Certo il governo non sta facendo abbastanza. In questi giorni fioccano le giustissime proteste degli insegnanti di sostegno. Noi però facciamo il nostro dovere, sono altri (i cosiddetti “riformisti”) che non si muovono o peggio si muovono nella direzione contraria.
Ti faccio un invito. Il 20 ottobre manifesteremo contro il precariato e per attuare il programma di governo (come tu stesso chiedi). Vieni a manifestare con noi ed invita i tuoi sostenitori a partecipare. E’ un invito sincero e spero che tu, i lettori e gli attivisti del tuo blog lo accogliate.

Pietro Folena
(dipendente del popolo italiano)

p.s. Ti faccio anche un altro invito: dammi una mano a sostenere l’adozione del software libero e dei formati aperti nella pubblica amministrazione. Guarda qui e qui.

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Risposte ai commenti:

per enrica&piera: la commissione cultura e poi anche l’aula hanno approvato un ordine del giorno per evitare, tra l’altro, ciò che dici tu e in generale per evitare che la “mobilità interna” esaurisse le 150mila immissioni in ruolo.
Ora sta al governo muoversi su questa linea, stiamo verificando se e come questo è stato fatto.

per chi mi dà del c***: non cancello il commento, fa onore a chi lo ha scritto. Chi conosce il mio lavoro sa che non dimentico nulla.

per ladytux: sono d’accordo in larga parte, ma credo anche che Grillo sia il sintomo di un malessere profondissimo nella società italiana di cui *tutta* la politica ha colpa. Certo chi di meno e chi di più, ma anche i nostro partiti non sono sempre esempio di apertura.

per ilmanfredoniano: ehm… sai meglio di me tutto ciò che è successo.

per Francesco S.: non so se è questa la soluzione. Se il t.i. è poi nei fatti peggio del t.d. non mi pare un grande passo in avanti. L’art.18 non si tocca.

per Antonio, Nicola,monteèconte: grazie dei complimenti e dell’incoraggiamento. Sono qualcosa che mi spinge a proseguire :)

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Sto ricevendo centinaia di e-mail (alcune le pubblicherò nei prossimi giorni) che raccontano le storie di ingiustizia legate ai test di ingresso nelle Università.
Ogni caso particolare – che si tratti di test errati o di storie di raccomandazioni e favoritismi – allude però ad un problema generale. Che ragione hanno questi test?
Alcuni affermano che servono come orientamento allo studente. Ma questo non è invece compito della scuola superiore?
Altri che le Università sono sovraffollate, soprattutto in alcune facoltà. Ma in Italia abbiano una sede universitaria per ogni provincia. Davvero non ci sono spazi?
Altri ancora parlano di “numero chiuso” per la professione. Ci sono troppi medici, non si possono laureare altri medici. Questa potrebbe essere a prima vista ragionevole, se non fosse che stabilire per decreto quanti architetti, ingegneri e medici servono al paese è qualcosa che ricorda più l’Unione Sovietica che un paese moderno.
In realtà abbiamo in Italia un numero di laureati inferiore alla media europea e inadeguato alle esigenze del Paese. Questo lo sanno tutti e cosa facciamo? Invece di favorire chi vuole studiare, lo mortifichiamo con test a volte assurdi e altre volte truccati.

I test di quest’anno, dove non sono stati chiari e trasparenti, in ogni aspetto, vanno rifatti. E’ il minimo necessario. Poi dobbiamo lavorare ad una seria riforma che iri alla graduale abolizione. Dovremmo basarci su questi pilastri:
1) l’orientamento pre-universitario nella scuola
2) un sistema nazionale di compensazione che dia la possibilità di poter entrare all’Università nella facoltà che si preferisce: se non ci sono posti in una sede, se ne possono trovare in un’altra; in tal caso il ministero dev’essere messo in condizione di migliorare ed ampliare le strutture della sede troppo affollata affinché l’anno successivo non si ripresenti la necessità del “numero chiuso”
3) se proprio necessario, consentire i test di ingresso – opportunamente riformati e valutati a livello nazionale – solo e soltanto nei casi estremi, in cui ragioni oggettive e documentate rendano impraticabili altre soluzioni

Insomma i test, dall’anno prossimo, devono essere una rara eccezione e non la regola, come invece sembra siano diventati. L’obiettivo finale è l’abolizione. Ma questo dev’essere fatto gradualmente, iniziando a muoversi secondo le proposte che prima ho elencato.
Di questo ci dovremo occupare presto in Commissione cultura.

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