Archivio per agosto 2007

Immagine by Trevino http://3v1n0.tuxfamily.org/blog/Nòva, supplemento del Sole 24 Ore dedicato alla tecnologia, ha dato ampio spazio alla notizia dell’approdo del software libero in Parlamento, attraverso un articolo di Arturo Di Corinto. La scorsa settimana, il prof.Guerci, ha scritto un commento critico, basato soprattutto sulla questione “costi”.
Una questione importante, ma non la principale, come cerco di spiegare in questa replica comparsa sempre su Nòva questo giovedì. Detto ciò Linux=Risparmio non è sempre vero, però lo è davvero troppo spesso per non accorgersene.

E’ una questione di autonomia
Il professor Carlo Mario Guerci, su Nova di giovedì 26 luglio, espone alcuni dubbi circa l’opportunità della scelta di adottare il software libero nelle pubbliche amministrazioni, ed in particolare alla Camera dei Deputati.
Le critiche mi pare che esse si basino su un presupposto sbagliato, e cioè che l’introduzione del software libero nella P.A. sia una questione di costi. L’ordine del giorno da me presentato, la mia proposta di legge sul software libero nella P.A. e la mia dichiarazione che Guerci richiama, sono centrati su altri argomenti.
La P.A. conserva informazioni personali, dati sensibili (pensiamo alle anagrafi, ai casellari giudiziari, alle cartelle cliniche o per il Parlamento ai documenti delle commissioni di indagine) e quindi ha il dovere, in ogni momento, di sapere come quei dati vengono trattati e adempiere ad una disposizione di legge che prevede il riuso del software tra le P.A. Invece oggi i comuni si fanno ognuno il proprio sistema, moltiplicando i costi e spesso ostacolando l’interoperabilità attraverso l’uso di formati dati proprietari.
Penso alla stessa Camera dei Deputati, nella quale è in uso sui pc Windows 2000, per il quale la Microsoft ha cessato il pieno supporto da due anni (a parte gli aggiornamenti di sicurezza). La Camera non può rivolgersi ad un’altra azienda per continuare nel supporto. O aggiorna alle nuove versioni (con i costi che sono facilmente immaginabili, sia in termini di licenze che di nuovo hardware da acquistare) oppure si accontenta. Insomma, non la Camera, eletta dai cittadini italiani, ma una azienda con sede negli USA ha deciso su un aspetto non marginale del funzionamento di un ramo del Parlamento. Ecco cosa intendo con “autonomia”. Fossi un imprenditore, non mi legherei così strettamente a nessuno. Figuriamoci un organo costituzionale.
Per fare un altro esempio l’aeronautica militare statunitense non ha avuto problemi a finanziare, con 16 milioni di dollari, il “porting” su GNU/Linux di alcuni software per il combattimento. Evidentemente i problemi di sicurezza e indipendenza solo per loro prevalenti. Sarebbe anzi auspicabile che anche le nostre forze armate e di polizia adottino software liberi per le medesime ragioni. Così come dovrebbero farlo le scuole, in cui oggi spesso non si insegna l’informatica, ma l’uso di un singolo software, che non credo sia compito della scuola pubblica.
Il professor Guerci, tra l’altro, cita un’indagine dello Yankee Group spesso usata per dimostrare che Windows costa meno, nel tempo, di GNU/Linux. Quell’indagine dice anche altro. Ad esempio che le aziende migrate al software libero lo hanno fatto perché considerano GNU/Linux più affidabile (30%), più sicuro (31%), perché non volevano sentirsi legate a un singolo fornitore (29%). La stessa indagine sostiene che “Linux offre convincenti risparmi sui costi, economie di scala e vantaggi tecnici, come può testimoniare uno qualsiasi dei tanti utenti soddisfatti. Tuttavia, i risparmi e i vantaggi non sono automatici”. L’indagine insomma non dice che con GNU/Linux non si risparmia. Dice solo che non è automatico che accada (a fronte però di tanti vantaggi).
Alla Camera, in particolare, i computer sono usati prevalentemente per lavori di ufficio, proprio uno degli “scenari” tipici in cui il software libero è migliore anche sul fronte risparmi. Senza andare lontano, basta citare l’esempio di Bolzano noto alle cronache grazie a “Report”. Insomma, è più che plausibile che vi sia un risparmio, come dimostrano altre esperienze simili, ma il punto rimane l’indipendenza e le garanzie per i cittadini, prima dei costi.

Pietro Folena
Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati

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San PrecarioLiberazione e il Manifesto hanno pubblicato un appello di 15 personalità, tra cui Pietro Ingrao, perché la sinistra si mobiliti, unitariamente, per cambiare le politiche sul precariato del governo, largamente insufficienti.

Su Liberazione oggi c’è anche il mio commento:

L’appello lanciato dal Manifesto e da Liberazione giunge al momento giusto. Così come la risposta affermativa delle forze politiche della sinistra dell’Unione.
Invece, molto deludente è stata la risposta che Romano Prodi ha dato alle sollecitazioni della sinistra e del sindacato per cambiare il protocollo d’intesa sul welfare e il precariato. E’, soprattutto, contraddittoria sia rispetto al programma dell’Unione che rispetto alle stesse dichiarazioni di intenti dei “riformisti”.
Se è sbagliato, nel merito, pensare che il sistema pensionistico e in generale lo stato sociale debbano essere risanati sulla pelle degli stessi lavoratori e pensionati (il concetto di ridistribuzione sociale dove è finito?) è ancora più sbagliato non tenere neppure fede all’idea di “patto tra generazioni”. In questo accordo, i “padri” ottengono una compressione dei diritti, a fronte di poche concessioni ai “figli”. E’ quindi necessario, con ogni sforzo possibile, cambiare i contenuti dell’accordo. Ma, come è stato da più parti sottolineato, non basta la battaglia parlamentare, serve una mobilitazione di massa. Una mobilitazione sulla quale la sinistra forgi la sua unità.
E’ stato un errore dividersi sulle pensioni. Per superare quell’errore ora occorre procedere uniti sulla battaglia contro il precariato. Partendo da questa, unire la sinistra.
La manifestazione contro il precariato, la mobilitazione di autunno, può e deve essere il momento “costituente” di un nuovo soggetto della sinistra. Certo poi serviranno passaggi formali, congressi, dibattiti. Ma credo che chi parteciperà, il 20 ottobre, si sentirà parte di una sola forza, di un solo popolo. Allora, diamo visibilità a questo sentimento unitario.
Sarebbe una notizia se, a quella manifestazione, ci fosse un solo striscione con dietro tutti gli esponenti delle diverse forze della sinistra. Sarebbe bello se su quello striscione ci fosse scritto: “La sinistra”. Punto.

Pietro Folena
portavoce di Uniti a Sinistra

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