Archivio per giugno 2007
Oggi, nell’anniversario della scomparsa di Don Lorenzo Milani, ho partecipato ad un’iniziativa di commemorazione promossa dall’Unieda -che riunisce le università popolari., a cui ha partecipato Pietro Ingrao. Qui di seguito il testo del mio intervento.
Sette anni fa Walter Veltroni scelse “I care” come slogan del congresso nazionale dei Democratici di Sinistra che si sarebbe svolto a Torino, al Lingotto, un luogo del lavoro che per la sinistra aveva un significato molto forte e presente, nonostante quell’edificio da molto tempo non ospitasse più la produzione della Fiat. Così, unendo “I care” con un sottotesto che recitava “è il tempo della sinistra nuova” e che rivendicava la propria origine nel mondo del lavoro, i Ds – o meglio, i vertici dei Ds – volevano segnare un avanzamento verso un’identità più complessa della precedente, in cui le ragioni della solidarietà erano di più che la rivincita di una classe sociale sull’altra. Mentre eravamo al governo – sembrava dire quello slogan – ci preoccupavamo di qualcosa di più che governare, di aver “preso il potere”. Don Lorenzo Milani usciva dal cono d’ombra in cui la politica degli anni 80 e degli anni 90 l’aveva collocato, col suo paradigma imperativo dell’impresa come centro della società. Per la prima volta la “politique politicienne” usciva dalla propria torre d’avorio.
Allora io ero coordinatore della segreteria del partito e contribuii alla scelta di quello slogan e a definire la linea politica del congresso. Quello slogan fu una vera bastonata ai Ds. Fu oggetto di non poca ironia, come del resto i viaggi di Veltroni in Africa, quasi che occuparsi degli altri non fosse di per sé politico. (continua…)
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Con l’approvazione degli emendamenti integrativi al disegno di legge “Scuola impresa e società” (ora divenuto: “Disposizioni urgenti per la pubblica istruzione”) da parte della commissione cultura, abbiamo iniziato a dare soluzione ad alcune annose questioni che danneggiano da tempo la scuola.
Tra gli emendamenti approvati i più significativi riguardano il tempo pieno, la tassa sui rifiuti, la maternità delle insegnanti, l’iva sugli acquisti, l’edilizia scolastica e la destinazione di una parte del ‘tesoretto’ alla pubblica istruzione. Si liberano così le scuole dalla tenaglia delle tasse che le stava strozzando.
Sul tempo pieno si ripristinano le classi funzionali della scuola primaria abolite nel 2004 dalla Moratti (quindi si torna alle 40 ore e niente più ’spezzatino’), riguardo la tassa comunale sui rifiuti si stabilisce l’esenzione del pagamento per le scuole (la tarsu verrà pagata dal ministero della pubblica istruzione), sull’iva si esentano le scuole dal pagamento per le spese riguardanti il funzionamento e la didattica, ivi comprese quelle in conto capitale ed infine, per la maternità (che rappresenta la gran parte delle supplenze) si stabilisce che il pagamento delle supplenze sarà a carico del ministero dell’economia, sia per la sostituzione del personale di ruolo che di quello a tempo determinato.
Inoltre sono stati recuperati all’edilizia scolastica 400milioni di euro non spesi e stanziati altri 380 milioni per un fondo di funzionamento delle scuole, provenienti dall’extragettito (‘tesoretto’)
Sono cose molto rilevanti, insegnanti e presidi sanno come queste questioni siano tra i principali problemi che la scuola affronta ogni giorno.
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Oggi Liberazione ha pubblicato questa mia lettera sul futuro della sinistra
Caro direttore,
possibile che un “oltre” abbia scatenato sul tuo giornale un vero e proprio putiferio? Ho letto la lettera di Ciccio Ferrara –un compagno di valore che ho imparato a apprezzare in questi mesi- e voglio dire che c’è qualcosa non mi convince. Ti prego di perdonare a un oltrista incallito –che vedeva in Berlinguer e nell’eurocomunismo un “oltre”, che negli anni 80 con la FGCI chiedeva di andare “oltre” il muro di Berlino, che alla svolta di Occhetto ha partecipato appassionato per andare “oltre” a sinistra, dopo la crisi del comunismo, che ha cercato di portare questa ricerca nel primo Ulivo e poi nel correntone, e che infine si è avvicinato a Bertinotti e al PRC quando sono andati “oltre”, con la nonviolenza- quello che può essere scambiato per un atto di fedeltà a una propensione eretica. Ma non è solo così. Lo spirito della due giorni della Sinistra Europea è lo spirito dell’innovazione e dell’oltrepassamento. (continua…)
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Viaggio in automobile molto spesso e la radio è di grande compagnia. Purtroppo, però, girando i diversi canali l’offerta musicale non è ampia come ci si aspetterebbe in un paese di musicisti (oltre che di santi, poeti e navigatori). L’omologazione televisiva sfiora anche la radio – che comunque rimane un mezzo ben più libero e pluralista – se si considerano soprattutto i grandi network.
Per fortuna esistono tante radio libere e indipendenti che danno spazio alla musica prodotta dalle piccole etichette e agli artisti emergenti. Che poi sono quelli che un giorno sentiremo anche sulle “grandi” radio. E, allora, perché tanta miopia? Perché non anticipare i tempi e proporre anche questi artisti e queste produzioni, che dietro non avranno le grandi major ma sicuramente hanno un bagaglio di grande qualità?
Per questo l’appello di AudioCoop e di tanti artisti, radio ed etichette indipendenti mi ha trovato pienamente d’accordo e ho chiesto anche ad altri parlamentari di aderire.
Il futuro della musica italiana passa attraverso la promozione dei nuovi artisti e a tal proposito la commissione cultura che presiedo presto inizierà l’iter del progetto di legge per la musica che è stato sottoposto ad un largo confronto, a partire proprio dalle produzioni indipendenti.
Il nostro scopo è quello di riequilibrare un sistema in cui oggi grandi major straniere la fanno da padrona senza alcun bilanciamento. Il che non fa bene né alla cultura né al mercato.
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E’nata, dopo mille travagli. Qui di seguito il testo del mio intervento sabato mattina. Oggi grandi emozioni con Occhetto, Tortorella e Bertinotti.
L’altro giorno, all’indomani dell’audizione in Parlamento di Stallman e Perens –guru del software libero-, un ragazzo, tecnico e partecipe di questi movimenti per la condivisione della conoscenza, mi ha detto: “onorevole, a noi dello scalone non importa nulla, finché saremo trattati come schiavi nel lavoro, nella ricerca, nel praticantato delle libere professioni”. Ho reagito, evidentemente. Ma questo scollamento, o la sua altra faccia, quello della solitudine operaia arrabbiata per lo scalone, per il salario e per la vita, sono cresciuti oltre ogni misura. La distanza tra la rappresentanza e la vita si tramuta in rancore sociale, persino in odio.
E’ la febbre di questa malattia che ci deve turbare,e deve dare significato a questa prima grande fondazione plurale di oggi e domani. Saremo all’altezza –tutti noi – se ai nostri nomi propri (il più importante: Sinistra) restituiremo nelle pratiche concrete il senso della giustizia e della libertà, che tiene insieme, perché la lotta è una, salario e alienazione, precariato e nuovo lavoro intellettuale, pace e diritti civili, clima e qualità del vivere. Oggi il popolo dei senza voce, degli invisibili, degli inascoltati, è invece una maggioranza sociale e civile. Oggi la rappresentanza –non solo nella sua forma politico-parlamentare- tende nella sua maggioranza ad essere, sì, casta. “E con chi dovrei parlare io? Con gli straccioni?” sbotta un dirigente del partito democratico. Qui c’è il segno di classe di quanto avvenuto nella rappresentanza politica. Si può certo domandare a Sposetti se i veri straccioni non sono proprio quei signori del capitalismo rampante che hanno messo in ginocchio l’Italia e impoverito il lavoro, e che hanno provato a mutare geneticamente la grande storia del mutualismo e del cooperativismo italiano. Ma rimane per noi la domanda: sappiamo parlare, ascoltare, anche solo vedere gli straccioni? E poi il lavoro manuale –visto in modo razzista- nelle sue mansioni più umili e faticose assegnato ai migranti? E poi le teorie di pulmini che attraversano settimanalmente la penisola per portare il lavoro nei cantieri? E poi l’impossibilità per una donna che lavora, precaria, di pensare, con questi affitti e senza servizi, di diventare madre? La narrazione è infinita, è l’inchiesta sulla società italiana che la Sinistra, come primo atto costituente, deve promuovere, indagando, domandando, fotografando, filmando, registrando. Narra anche le mille tattiche che nel quotidiano l’individuo inventa e produce per difendersi, malgrado tutto, mostrando la forza meravigliosa della irriducibile libertà umana. (continua…)
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Il fatto: (da notiziario ANSA) La Camera ha approvato l’ordine del giorno presentato dai deputati di Rifondazione comunista-SE, Pietro Folena e Acerbo che impegna il governo a modificare la disciplina del diritto d’autore soprattutto all’abolizione delle sanzioni penali per la condivisione della conoscenza in particolare attraverso Internet. Lo rendono noto gli stessi esponenti del Prc.
”L’orientamento – spiegano – si estende alla liberalizzazione della copia per uso personale al fine di consentire la riproduzione per fini didattici di studio e di ricerca perche’ fotocopiare un libero o scaricare musica non puo’ essere reato”. (continua…)
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da Il manifesto del 13 giugno 2007
di Pietro Folena
Il problema, per le forze della sinistra dell’Unione, era partecipare o no al corteo anti-Bush e anti-Prodi? Questa la domanda che sembra attanagliare la nostra discussione di questi giorni. Secondo me è una domanda sbagliata. Se è evidente l’errore compiuto da alcuni movimenti pacifisti e dalle forze politiche della sinistra nell’indire la manifestazione di Piazza del Popolo, non credo che partecipare a un corteo indetto su una piattaforma inaccettabile e che non a caso ha visto una partecipazione significativamente più ridotta rispetto a quelle del recente passato, avrebbe evitato di esporre la sinistra a una dinamica negativa. C’era forse un altro modo –lo ha trovato perfino Andrea Riccardi- per manifestare il proprio radicale dissenso con la guerra di Bush. (continua…)
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da Liberazione del 14 giugno 2007
di Pietro Folena
Liberazione è stata “irriverente” verso Cuba, Fidel Castro, la Rivoluzione? Ha offeso il “coraggioso popolo cubano”? Sarà. Il problema non sono gli accenti, non sono certe frasi che appaiono degli “sfottò”. Il problema è cosa pensiamo, noi a sinistra, del regime cubano.
Sono molto preoccupato del dibattito di questi giorni su Liberazione. Guardiamoci negli occhi e parliamo chiaramente. A Cuba non c’è la democrazia. Questo è un fatto. Non ci sono libere elezioni. Non c’è un sistema pluralistico. Se questo accadesse da noi, in Italia, grideremmo al regime. Ebbene, a Cuba c’è un regime. Poi si può anche dire che tutto sommato quel regime ha assicurato sinora dei benefici sociali. Che l’embargo ha portato Cuba ad irrigidirsi. Che Cuba può aprirsi al mondo e il mondo a Cuba (come disse Giovanni Paolo II) se quell’embargo cade. Che sono stati fatti importanti passi in avanti su molti fronti, ad esempio quello dei diritti degli omosessuali. (continua…)
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La Commissione cultura della Camera ha oggi ascoltato i due maggiori rappresentanti mondiali del movimento del software libero/open source, Richard Stallman e Bruce Perens. Prima dell’audizione i due ‘padri fondatori’ del movimento sono stati ricevuti dal Presidente della Camera Fausto Bertinotti
Stallman e Perens hanno rappresentato alla commissione il pericolo dei brevetti sul software (non in vigore in Italia) per lo sviluppo della scienza informatica. “Brevettare del software è come brevettare una sinfonia” – ha spiegato Stallman – “se ciò fosse stato possibile, Beethoven avrebbe avuto molte difficoltà a comporre le sue musiche”. Si è detto favorevole all’introduzione obbligatoria del software libero nelle pubbliche amministrazioni e nell’istruzione, proposta contenuta in un progetto di legge presentato alla Camera da Pietro Folena come anche in diversi progetti di legge regionale (Emilia, Puglia, Campania, Toscana). “Le pubbliche amministrazione con il software libero assicurerebbero la loro totale indipendenza e maggiore libertà per i cittadini”.
Bruce Perens ha spiegato che “grazie alla libertà assicurata dalle nostre licenze sono sorti software molto migliori e più affidabili, costruiti da centinaia di migliaia di programmatori in tutto il mondo che lavorano attraverso Internet. Io spesso – ha proseguito – ho curato un software libero per lo Space Shuttle”. Oggi grandi case produttrici di software, ad esempio la Sun (inventrice del noto linguaggio Java, usato un po’ ovunque su Internet) “sono impegnate sul software libero/open source grazie a questa innovazione che Stallman, Linus Trovalds, io e molti altri abbiamo contribuito a creare”.
Entrambi hanno fortemente criticato la politica condotta da altre grandi aziende come la Microsoft, invitando i parlamentari a non apporre ostacoli (come appunto i brevetti) sullo sviluppo del software. “Vogliamo competere ad armi pari” ha concluso Perens.
Pietro Folena, in conclusione, ha richiamato i contenuti del suo disegno di legge sul software libero. “La pubblica amministrazione ha il dovere, verso i cittadini, di gestire i dati e le informazioni in modo trasparente e verificabile, cosa che solo il software libero assicura. Così come anche l’indipendenza dal singolo fornitore e quindi la neutralità sia rispetto alla tecnologia che al mercato”.
Ha poi criticato il recente accordo tra governo e Microsoft. “Ho già parlato con il ministro Mussi – ha concluso – per proporgli di prendere in considerazione la controproposta dell’associazione italiana del software libero insieme ad alcune università ed aziende grandi e piccole per dotare l’Italia di centri di ricerca e sviluppo sul software libero come sta accadendo in molti paesi, sia quelli con economie emergenti che alcuni nostri partner europei”.
Infine, riferendosi alle critiche mossegli oggi dalla Fimi (federazione dei produttori musicali) in riferimento ad un emendamento al ddl Bersani, si è detto stupito: “Il presidente Mazza sa bene che anche grandi marchi appartenenti alla sua stessa federazione stanno abbandonando l’idea di imporre lucchetti ai contenuti digitali. Non si affrontano i problemi dell’industria mandando la polizia nelle case degli italiani”.
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Il quotidiano E-Polis (www.epolis.sm) mi ha intervistato sui costi della politica. Ecco il testo, in cui propongo una “tassa di scopo” sui redditi dei politici e dei manager a favore dei precari.
Clicca qui per scaricare l’intervista.
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