Sul Manifesto di oggi ho pubblicato questo intervento
Sono stato tra i primi che – senza peli sulla lingua – ha parlato dei “poteri forti” (parte del mondo finanziario ed imprenditoriale, di quello ecclesiastico e dell’attuale amministrazione USA) come dei principali responsabili materiali e ideologici della crisi di governo.
Quando si indicano dei fattori esterni al centrosinistra gli ispiratori e, in una certa misura, gli esecutori dell’affossamento del governo non si grida al lupo (perché gli elementi a fondamento di questa analisi sono evidentissimi) né, tantomeno, si allontanano da sé le responsabilità che pure abbiamo. Si parla di una cultura politica dei poteri forti, di una loro “egemonia” , come giustamente è stato suggerito.
Tutto ciò, insomma, non ci esime dalle nostre responsabilità. Parlo di noi della sinistra (senza aggettivi: ho fatto voto di non usare “radicale” e “riformista” perché sono coperte astratte prive di senso, tanto più quando la sinistra moderata è sulla via dell’autoscioglimento). Ho letto con non poco stupore, visto che il Manifesto aveva nel ’95 invitato a “baciare il rospo” del governo Dini, le opinioni di Valentino Parlato che ripropone una sinistra di opposizione. Una sinistra così, penso, è una sinistra che rinuncia alla trasformazione sociale. Non parla alle persone, alle loro vite, al lavoro. Una forza che si infiamma solo nella critica all’esistente (non è così difficile farlo), ma incapace di costruire le condizioni di un cambiamento futuro, magari fatto di piccoli passi (che so: le “riforme di struttura” di lombardiana memoria). Ecco, una (continua…)
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da Aprileonline.info
Siamo in presenza dell’affondo su un progetto in campo sin dall’insediamento del governo. Un progetto che tradisce il mandato dato dagli elettori al centrosinistra e a Prodi per governare 5 anni. Già si muovono gli avvoltoi, già si sentono voci a favore delle larghe intese
I poteri forti (settori industriali e finanziari, alcuni giornali, interessi esteri, persino pezzi delle gerarchie ecclesiastiche) sono da tempo al lavoro per far cadere Prodi e sostituire il governo eletto dai cittadini con un ‘governissimo’ neocentrista, tagliando fuori la sinistra e immettendo pezzi del centrodestra. Fino a ieri poteva sembrare l’ipotesi fantapolitica di qualche complottista. Oppure lo ‘spauracchio’ del Prc nei confronti dei suoi ‘dissidenti’.
Oggi, credo, sia la realtà davanti agli occhi di tutti. Il voto dei senatori Pinifarina e Andreotti è lì a (continua…)
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Riporto un comunicato di diverse associazioni e movimenti pacifisti e ambientalisti riguardo la crisi di governo. Sono gli stessi che hanno manifestato a Vicenza. Sono gli stessi che chiedono il ritiro dall’Afghanistan. Ma…
Non c’è nessun motivo per trasformare il voto di oggi in una crisi politica generale.
Intervenendo al Senato il Ministro degli Esteri D’Alema ha evidenziato gli elementi di discontinuità che caratterizzano la politica estera del nostro governo indicando alcuni importanti impegni e obiettivi che debbono essere portati avanti con ancora più determinazione insieme alle organizzazioni della società civile e agli enti locali che nel nostro paese operano in tanti per la pace, i diritti umani e la giustizia.
Grandi sfide sollecitano il nostro paese ad assumersi sempre maggiori responsabilità in Europa e nel mondo. Di questa nuova politica c’è bisogno per contribuire attivamente al superamento dell’unilateralismo e delle logiche di guerra, per ridare spazio alla politica, al diritto e alle istituzioni internazionali democratiche, alla lotta alla miseria, alla prevenzione e soluzione pacifica dei conflitti, alla giustizia e alla democrazia internazionale.
Chiediamo al Governo Prodi di mantenere aperto il dibattito e il confronto che oggi si è svolto al Senato e di estenderlo a tutto il paese perché sempre più grande sia la consapevolezza e la partecipazione diretta dei cittadini e delle loro organizzazioni.
Ci sono molti valori e obiettivi condivisi dalla stragrande maggioranza degli italiani. Ci sono anche scelte che debbono ancora essere dibattute e compiute in modo democratico e partecipato.
Il Governo Prodi vada avanti. Lo deve agli italiani che non sopporterebbero di tornare indietro. Lo deve ai tanti cittadini del mondo che confidano nella nuova politica estera dell’Italia.
Primi firmatari:
Arci
Associazione per la pace
AUSER
Beati i costruttori di pace
Centro per la pace Forlì Cesena
CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
Consorzio Italiano di Solidarietà
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani
Forum Ambientalista
Gruppo Abele
Lega per i diritti e la liberazione dei popoli
Libera
Lunaria
Rete Nuovo Municipio
Tavola della Pace
Uisp
Un ponte per…
per adesioni:
ufficiostampa@arci.it
tavola@perlapace.it
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Il professor Francesco Giavazzi è il principale editorialista economico del Corriere della Sera. Ma questo non lo mette al riparo da grossi errori. L’altro giorno ha scritto un articolo nel quale sosteneva che le reti (si riferiva principalmente al gas, ma il discorso era generale) vanno affidate ai privati. L’articolo è reperibile cliccando qui.
Non sono d’accordo con Giavazzi, perché credo al contrario che le reti debbano essere pubbliche ed eventualmente (e non sempre) i privati possano gestire i servizi (sicuramente non l’acqua). Per cui gli ho risposto così, sempre sul Corriere della Sera:
Nell’articolo “Perché affidare le reti ai privati” (Corriere della Sera del 31 gennaio 2007) il professor Giavazzi, a sostegno della sua tesi di vendita delle infrastrutture ai privati, dice tra l’altro che “i manager pubblici possono essere bravissimi a costruire altoforni, ma non inventeranno mai Skype o una compagnia low cost”. Per chi non lo sapesse, Skype è uno dei più noti servizi di Voice over IP, cioè di telefonia via Internet.
Ora, il professor Giavazzi non può ignorare che Internet è stata inventata da un ente pubblico statunitense (l’Arpa), il Word Wide Web da un ente pubblico europeo (il Cern) e che molti degli standard su cui opera Internet sono creati e gestiti da enti pubblici, para-pubblici o nei quali il pubblico svolge un ruolo importante. E questo, se non altro, ci dice quanto sia suicida tagliare i fondi della ricerca pubblica. (continua…)
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La Camera ha approvato definitivamente la convenzione internazionale dell’Unesco sulla diversità culturale. E’ un atto molto importante perché – a differenza della tendenza attuale – la convenzione ribadisce che la cultura non è una merce. Troppo spesso la cultura è diventata oggetto delle attenzioni del Wto. Io penso invece che la cultura debba essere soprattutto fuori dal mercato, anche se può generare dei profitti legittimi, deve cioé essere trattata come un bene comune.
Questo è il resoconto del mio intervento in aula.
Signor Presidente, questo può sembrare un atto formale, ma non è così. Al nostro esame vi è una delle più importanti convenzioni sottoscritte dal nostro paese – è stato ricordato dal collega Bono – nella scorsa legislatura, dal Governo di centrodestra. La grande convergenza che c’e attorno ai principi di questa convenzione, a mio modo di vedere, rende onore al Parlamento e a tutte le forze politiche. (continua…)
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