Archivio per gennaio 2007

Altroconsumo, nota associazione di consumatori, ha rivolto una petizione al ministro Rutelli e a me in merito alla legislazione sul diritto d’autore che oggi considera un reato la condivisione di contenuti coperti dal copyright.
Nei giorni scorsi la Cassazione in base alla legge previgente ha però sottolineato come la condivisione di contenuti non possa avere rilevanza penale. Una sentenza che però non modifica nulla perché si riferisce a fatti accaduti prima dell’eltrata in vigore della nuova legge.

Ho risposto ad Altroconsumo con questa lettera:

Spettabile Associazione Altroconsumo,

ho ricevuto con piacere il testo della vostra petizione, la cui ispirazione è da me condivisa. Ritengo, infatti, che le recenti estensioni degli strumenti di protezione delle opere (diritto d’autore-copyright e brevetti) abbiano introdotto uno squilibrio a sfavore dei fruitori.

E’ giusto e sacrosanto tutelare il diritto d’autore sia sul piano morale che su quello economico. Tuttavia questa tutela va intesa nella logica di un contratto in cui la società riconosce all’autore e all’editore certi diritti esclusivi per un tempo limitato in cambio però di corrispondenti diritti per i fruitori delle opere. Oggi questa logica, che era alla base del copyright alle sue origini, è stata in larga parte demolita.

Penso, quindi, che vada ripristinata e vedo anche dei segnali da parte di alcune grandi major che stanno abbandonando il DRM.

Nel merito delle vostre proposte, concordo pienamente con la depenalizzazione della condivisione dei contenuti. Sul DRM, credo che occorra prevedere l’obbligo di diffondere comunque anche copie non protette, a prezzi eventualmente differenziati, anche al fine di avere la garanzia che i contenuti non rimangano perennemente legati all’autore e all’editore, poiché questo contraddice la durata limitata del diritto d’autore. Infine, sull’equo compenso, credo che quest’ultimo vada rivisto nella sua entità, anche in considerazione del fatto che ha causato la chiusura di alcune aziende e il fiorire di un vasto mercato parallelo dei supporti.

Su questi argomenti ho intenzione di aprire una discussione politica e culturale con tutti i soggetti interessati al fine di definire un percorso legislativo. Per questo vi chiedo di incontrarci a breve.

Cordialità.

Pietro Folena

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Sulla scuola i provvedimenti varati dal governo sono criticabili nel metodo e nel merito
Nel metodo perché non si comprende cosa abbia a che vedere la scuola con altri e necessari provvedimenti di apertura del mercato. La scuola italiana è in una situazione delicata e i suoi problemi vanno affrontati nell’ambito di una discussione specifica.

Nel merito, va bene prevedere agevolazioni fiscali per chi dona alla scuola, ma questo deve essere fatto a livello nazionale e non a livello di singolo istituto. Il correttivo del fondo di perequazione non basta. E, soprattutto, vi è il rischio di una commistione di interessi tra pubblico e privato che in altri paesi si è trasformata in subordinazione della scuola agli interessi imprenditoriali.

Inoltre mi pare che si rischi di riprodurre in altre forme il doppio canale della Moratti, e vi sia una eccessiva separazione tra scuole tecniche e licei.

Vedremo nel merito i provvedimenti adottati dal governo, ma sin d’ora saremo molto attenti alle critiche provenienti dal mondo scolastico e dal sindacato.

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(da Repubblica on-line)

ROMA – Polemiche roventi alla Camera sulla risoluzione di condanna della Shoah. Alla vigilia della ‘Giornata della Memoria’, tra maggioranza e opposizione è scontro: Forza Italia vota no e il resto della Cdl si astiene. Il documento, all’esame della Commissione Cultura della Camera, nell’intenzione degli esponenti di centrosinistra che alla fine lo hanno approvato senza il contributo del centrodestra, puntava a “far vivere i principi della legge per la giornata della memoria” e a “sollecitare iniziative che rendano approfondito e critico lo studio del ‘900, in particolare del dramma della Shoah e della deportazione di zingari, omosessuali, oppositori politici dal nostro Paese”.

Ma un passaggio sulla Resistenza e il nazifascismo ha fatto infuriare il centrodestra e acceso gli animi. Il ‘casus belli’ è la parte del documento in cui si sottolinea “il riconoscimento della Resistenza e la lotta contro il nazifascismo come atto fondante della democrazia repubblicana”. La Casa delle libertà si oppone, parla di “forzatura ideologica” e chiede una riformulazione o anche un voto del documento per parti separate. L’opposizione propone che venga recepito un emendamento, firmato dal capogruppo di Forza Italia in Commissione Fabio Garagnani, in cui si estende la condanna a ogni forma di totalitarismo: dunque anche a quello di matrice comunista. Ma l’Unione tiene il punto e l’esponente forzista decide infine di non votare la risoluzione. An, Udc e Lega, pur concordando con le critiche, invece si astengono. (continua…)

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Oggi, come relatore del provvedimento, ho illustrato il disegno di legge Gentiloni di riforma della televisione. L’opposizione, per protesta, si è alzata ed è andata via…

Il disegno di legge in esame intende intervenire su alcune debolezze strutturali del sistema radiotelevisivo italiano, vale a dire l’assetto oligopolistico e la situazione dello spettro frequenziale, nonché correggere alcune disposizioni della legge n. 112 del 2004 e del testo unico della radiotelevisione che sono in contrasto con il quadro della normativa comunitaria in materia di gestione dello spettro e di accesso non discriminatorio alle risorse frequenziali ed ai relativi diritti di uso. E’ di oggi l’ultima pronuncia della UE in materia di illegittimità dei contributi concessi nella scorsa legislatura ai decoder del digitale terrestre. (continua…)

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Abbiamo già parlato, in questo blog, dell’Abbé Pierre. in questi anni di incertezza, in cui sono sorti nuovi odii e nuovi fondamentalismi. La notte scorsa se ne è andato. Questo “partigiano”, in ogni senso, ha tracciato con la sua vita un altro modo di testimoniare la propria fede e di vivere la propria spiritualità. E’ una figura apparentata a quelle di Gandhi, di Danilo Dolci, di Don Milani. Dobbiamo riuscire a far vivere il suo insegnamento.

(dal Corriere della Sera)
Francia: è morto l’Abbè Pierre L’abate, simbolo del cattolicesimo francese, aveva 94 anni. E’ deceduto all’ospedale Val de Grace di Parigi
PARIGI – È morto l’abate Pierre, simbolo del cattolicesimo francese. Aveva 94 anni. Il religioso è deceduto durante la notte nell’ospedale Val de Grace di Parigi dove era ricoverato dallo scorso 15 gennaio, era stato ricoverato per una infezione polmonare. La notizia è stata diffusa dal Martin Hirsch, presidente di Compagnons d’Emmaus Francia, l’organizzazione per i poveri e i rifugiati, fondata dall’abate nel 1949. L’Abbè Pierre era uno dei personaggi più popolari della Francia. Nell’ottobre 2005, fece scalpore per l’ammissione di un rapporto sessuale con una donna dopo l’ordinazione e per il suo appoggio alle unioni omosessuali. (continua…)

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Il Riformista ha pubblicato l’altro giorno questo mio articolo sulla crisi dei Ds, il partito democratico, il “riformismo” e la prospettiva di un nuovo soggetto della sinistra.

Caro direttore, chiedo ospitalità a te, che guidi un giornale che si chiama “Il Riformista” per una riflessione su questo tema e sullo stato di salute dei Democratici di Sinistra, anche alla luce delle polemiche degli ultimi giorni innescate dalle dimissioni di Nicola Rossi dai Ds. Come sapranno i lettori di questo quotidiano anche io ho, da più tempo, lasciato la Quercia dopo decenni, e dopo aver assunto incarichi di vertice in quel partito. L’ho lasciata per i motivi opposti a quelli di Rossi e diversi anche da quelli di Caldarola. (continua…)

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Ieri alla Camera si è svolto un dibattito sulla vertenza del contratto dei giornalisti. Riporto il mio intervento in Aula.

Signor Presidente, oggi, con un’iniziativa che non ha
precedenti, il Parlamento si riunisce per discutere del contratto dei
giornalisti e in noi di Rifondazione Comunista – e anche in me come
presidente della Commissione cultura che si è occupata attivamente di questa
vicenda negli ultimi mesi – vi è un assoluto rispetto dell’autonomia dei
movimenti e anche di un libero conflitto, che libero deve rimanere, fra le
parti sociali, perché la democrazia nasce nel conflitto fra le parti.
Tuttavia è indispensabile oggi un forte atto politico del Parlamento e a
questo fine molti di noi – insieme al collega Giulietti, Falomi e Carra -
avevamo presentato sin dalle settimane passate una mozione precisa che
rimane agli atti e che presto dovremo esaminare e votare. Un forte atto
politico del Parlamento che sostenga un forte e deciso atto politico del
Governo che fino ad oggi, con il ministro Damiano, si è comportato con
determinazione – non voglio dirlo in polemica con il collega Testoni – dopo
un lunghissimo periodo di latitanza politica da parte del Governo precedente
e terminato con le elezioni politiche del 2006, affinché si apra quanto
prima e si tenga aperto ad oltranza il tavolo delle trattative. (continua…)

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Romano Prodi ha comunicato al governo statunitense che l’allargamento della base militare di Vicenza avrà il placet del governo italiano. Come deputato di sinistra – e come veneto – sono contrario a questa decisione, nel merito, ma anche nel metodo. Credo infatti che una scelta tanto importante debba necessariamente passare per una consultazione con la popolazione locale. Un referendum insomma. Perchè così c’è scritto nel programma dell’Unione riguardo le scelte sulle “grandi opere”, e quella base una “grande opera” rischia di diventarlo.
Ora occorre che tutti i contrari, i cittadini di Vicenza in primo luogo, i movimenti, la sinistra, continuino a manifestare il loro dissenso e chiedano che tale scelta del governo venga sottoposta al giudizio dei cittadini.
Una scelta democratica. La cifra della nostra coalizione dell’Unione.

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Ecco il mio ntervento su Epolis di questa mattina

Diciamo la verità:dal punto di vista mediatico il vertice del centrosinistra a Caserta non è stato un capolavoro. Ma l’importante è la sostanza. E a Caserta si sono prese decisioni di sostanza. Il rilancio degli investimenti al Sud, in primo luogo, perché il Mezzogiorno è stato abbandonato ed ora deve essere messo in grado di riprendere la corsa iniziata con il primo governo di centrosinistra, quando la crescita economica e occupazionale era maggiore al Sud che nel Nord Italia. Poi la nuova attenzione verso le tematiche ambientali (a partire dalle fonti energetiche ecologiche) che rappresenta una scelta strategica dopo gli allarmi lanciati in queste settimane in ambito europeo e mondiale. Ed altre misure (come quelle a favore dei consumatori) che avranno una ricaduta immediata, non solo sulle tasche di ogni cittadino. Ma il punto più importante che Romano Prodi ha voluto sottolineare è politico-politico. Prodi ha messo fine alla diatriba tra riformismo e radicalità, tra presunti modernizzatori e ancor più presunti conservatori. Una discussione vuota ed astratta che divide il centrosinistra dai suoi elettori, i quali vogliono che il governo metta mano alla leggi Moratti, alla legge 30, alla Bossi-Fini ed alle altre macerie del centrodestra. Quindi bene, benissimo, dal punto di vista dei rapporti interni alla coalizione. Prodi ha saputo dimostrarsi il leader di tutti. La discussione infelice sulle pensioni nè stata riportata al suo alveo più naturale, che non è l’innalzamento dell’età pensionabile, ma l’incremento delle pensioni più basse e una nuova previdenza che garantisca i giovani e i precari. Ma su un aspetto, non secondario, ci sono stati segnali sbagliati. Parlo della scuola. Il ministro Fioroni ha proposto che possano ricevere donazioni dai privati e che abbiano un regime fiscale come quello delle fondazioni. È giusto pensare ad un fisco agevolato (ad esempio le scuole pagano cifre enormi per la tassa sui rifiuti) ma l’idea di istituti con consigli di amministrazione che gestiscono le donazioni di privati significa alla lunga assoggettare la scuola agli interessi dell’impresa, non sempre coincidenti con quelli degli studenti. In altri paesi, come gli Usa, questo modello ha portato all’imposizione di lezioni “aziendali”. Non penso che nessuno, men che meno Fioroni, immagini uno scenario come questo. Ma occorre incominciare a mettere subito mano al capitolo fondi per l’istruzione, perché una scuola senza soldi (pubblici, e quindi non “c o l o rat i ” da interessi di parte) è una scuola povera che genera un paese ignorante e quindi povero anch’esso.

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SCUOLA/CASERTA. FOLENA: “PERPLESSO DA PROPOSTE FIORONI SU SCUOLE-FONDAZIONI”

Dichiarazione dell’on.Pietro Folena (PRC-SINISTRA EUROPEA), presidente della Commissione Cultura, Scienza e istruzione della Camera.

“Il paragone avanzato dal ministro Fioroni tra scuole e fondazioni mi lascia alquanto perplesso. Un conto, infatti, è affrontare il regime fiscale degli istituti scolastici, che ora sono autonomi, prevedendo agevolazioni ad esempio per gli acquisti. Tutt’altro, invece, è fare delle scuole degli enti di natura nei fatti privatistica. Questo modello non sembra aver funzionato in altri campi, come le fondazioni lirico-sinfoniche, e mostra la corda anche in ambito universitario e accademico.

Non credo che Fioroni pensi ad una privatizzazione della scuola pubblica. Tuttavia quando si parla di donazioni private, e quindi di corrispondenza della didattica a tali donazioni, di comitati di gestione fondi, di rappresentanti delle imprese nelle scuole, si rischia di imboccare una strada sbagliata che in altri paesi, in campo universitario, ha significato la fine dell’autonomia e la subalternità alle richieste del mercato.

La strada, al contrario, è quella di maggiori investimenti pubblici. Se non si spendono soldi nella scuola, nell’Università e nella Ricerca, francamente non ha senso parlare di sviluppo, competizione e crescita”.

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