Archivio per ottobre 2006

Oggi ho scritto questa lettera al Presidente Romano Prodi e ai Ministri Padoa Schioppa e Fioroni. Sulla scuola il centrosinistra si gioca la faccia. Non possiamo permetterci errori.

Caro Presidente, cari Ministri

la vicenda dei tagli all’Istruzione, previsti in Finanziaria, ha assunto una valenza politica generale che rischia di annebbiare quanto di positivo è pure previsto nella manovra.

In Commissione Cultura abbiamo provato ad intervenire per ridurre l’entità dei tagli. In parte ci siamo riusciti con l’accordo di tutti. Ma molte questioni sono state rinviate all’esame successivo della Commissione Bilancio.

Ne segnalo 3 in particolare:

1) che senso ha assumere 150mila insegnanti a tempo indeterminato, se poi si procede a ridurre indiscriminatamente il numero di insegnanti per classe? Perché li assumiamo? Solo perché sono precari ed hanno il sacrosanto diritto ad avere un posto di lavoro sicuro? Sì, anche per questo. Ma soprattutto perché la scuola pubblica ha bisogno di certezze per dare qualità. Ridurre il numero di insegnanti per classe, in molti casi ha l’effetto di ridurre la qualità. Serve rivedere l’articolo 66 della Finanziaria per evitare che la riduzione del numero di insegnati sia imposta con un parametro numerico generalizzato. Tutti sanno che in determinate situazioni c’è un eccesso di insegnanti rispetto agli alunni, ma in altri casi, invece è il contrario. E’ necessario quindi cancellare o modificare tale riduzione in modo che il Ministero possa lavorare ad una razionalizzazione che non pregiudichi la qualità dell’insegnamento;

2) l’abolizione delle graduatorie come metodo di reclutamento degli insegnanti è positiva, ma vanno salvaguardati i diritti finora acquisiti: che fine faranno gli insegnati precari non assorbiti dal piano triennale? Il mondo della scuola è preoccupato dalla prospettiva che anni di insegnamento non valgano più a nulla. Occorre necessariamente introdurre una clausola di salvaguardia che garantisca i diritti di questi lavoratori;

3) l’obbligo scolastico è (scusate la banalità) obbligo scolastico: non può essere assolto se non nella scuola. Così abbiamo stabilito nel programma dell’Unione. Qualsiasi altra forma esula da quel programma e noi, credo, siamo tutti vincolati politicamente da quel testo.

La scuola non è un settore qualsiasi della spesa dello Stato. E’ un investimento fondamentale. Senza una buona scuola pubblica è inutile fare previsioni di crescita dell’economia ed è inutile rispettare i parametri di Maastricht. Senza una buona scuola pubblica (e senza una buona Università e una buona Ricerca) il Paese andrebbe verso il declino, in ogni caso. E con esso evidentemente anche le finanze pubbliche.

Sono sicuro che di questo il Governo si rende perfettamente conto e che quindi darà parere favorevole agli emendamenti che la maggioranza ha presentato in Commissione Bilancio.

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Sua Santità il Dalai LamaOggi il Dalai Lama ha visitato la Camera dei Deputati su invito dell’Intergruppo per il Tibet. Dopo aver incontrato il presidente Bertinotti, ha incontrato deputati e senatori dell’Intergruppo nell’Aula della Commissione Cultura. Emozionato, come sempre quando lo incontro, ho rivolto a nome dei presenti il saluto iniziale. Riporto qui il testo.

Santità, tashi delek, benvenuto tra noi.

è un onore e un privilegio rivolgerLe il saluto a nome dei parlamentari italiani del gruppo per il Tibet e di tutti i deputati e senatori presenti. (continua…)

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Oggi “il manifesto” ha pubblicato questo mio articolo con il titolo “Venature di sinistra nel partito democratico” in cui affronto soprattutto le vicende che stanno scombussolando i Ds, a partire dal “no” del Correntone e dell’area socialista di Cesare Salvi al seminario di Orvieto. Auspico che presto i nostri cammini si uniscano – nel mio caso personale che si ri-uniscano – nella formazione di un nuovo soggetto della Sinistra.

Quando, oltre un anno fa, abbandonai non senza sofferenza i Ds, scrissi in una lettera a Piero Fassino i motivi che mi spinsero a quella scelta. Tra questi, la convinzione che il processo che portava al partito democratico era oramai irreversibile. Allora molti non mi capirono perché non credevano a questa previsione. (continua…)

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Massimo D’Alema ha sostenuto su Panorama che Enrico Berlinguer sarebbe favorevole al partito democratico. Non mi piace che si utilizzi un grande leader del passato per giustificare la politica del presente. E-polis (un nuovo quotidiano che esce da pochi giorni anche a Roma e a Milano, sia in edicola che come free-press) ha pubblicato questo mio intervento.

Spesso, quando cambiano rotta, i politici tentano di dimostrare che la nuova direttrice è coerente con quanto hanno fatto e detto da sempre. Su “Panorama” Massimo D’Alema afferma che Enrico Berlinguer guarderebbe con favore al partito democratico (che nascerà dalla fusione di Ds e Margherita) perché in continuità con il “compromesso storico” che Pci e Dc strinsero all’inizio degli anni ’80.
E’ un paragone che non sta in piedi. (continua…)

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