Archivio per giugno 2006
Roma, 26 GIU (Velino) – “È andata bene. Se avesse vinto
il ’si” quella di oggi sarebbe stata l’ultima partita della
nazionale italiana”. A dichiararlo e’ Pietro Folena, deputato
di Rifondazione comunista – Sinistra europea e presidente
della commissione cultura della Camera, commentando i
risultati del referendum costituzionale. “Per l’incarico che
ho ero molto preoccupato per la scuola, uno dei settori che
sarebbero stati ‘devoluti’ alle regioni. Avremmo davvero corso
il rischio di vedere sparire la scuola italiana a favore di
venti scuole locali, qualcosa di inconcepibile, che avrebbe
cancellato la cultura nazionale comune. Vedo tre fatti
positivi: il primo, e’ naturalmente il voto che vede
prevalere i ‘no’ con un distacco enorme, impensabile alla
vigilia. Il secondo e’ l’affluenza, che ha addirittura
superato, nonostante non ve ne fosse il bisogno, il 50 per
cento dopo anni in cui tutti i referendum si sono stabiliti
sotto questa soglia. Il terzo e’ il voto del Nord, che dai
primi dati sembra non aver votato in massa per il ’si” come
qualcuno pensava. Insomma chi ha voluto la riforma, la Cdl e
la Lega in particolare, ha subito oggi una triplice
sconfitta. Penso che An soprattutto abbia di che riflettere. (continua…)
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Oggi si vota anche per la scuola. Perché se la riforma costituzionale del centro-destra fosse confermata, la “devolution” colpirebbe in primo luogo proprio la scuola che perderebbe il suo ruolo di “agenzia” che produce e riproduce la cultura nazionale, di luogo in cui si crea l’unità culturale del paese.
La Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato questo mio articolo.
Folena: «Anche la scuola resti una e indivisibile»
da La Gazzetta del Mezzogiorno del 24 giugno 2006
Cosa succederebbe alla scuola italiana se domenica e lunedì i cittadini non respingessero, con una valanga di «no», la (pessima) riforma costituzionale del centrodestra? Semplicemente non esisterebbe più la scuola italiana ma venti scuole regionali. Ogni regione avrebbe competenza esclusiva nell’ «organizzazione (continua…)
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Ieri Liberazione ha pubblicato questo mio articolo sul referendum. Domenica è fondamentale andare a votare per il NO per salvare la costituzione ma soprattutto per segnare l’inversione di tendenza rispetto ai processi di privatizzazione della politica di questi anni.
La mobilitazione per il No al referendum costituzionale per essere efficace, in queste ultime giornate, si deve caricare di una forte valenza politica. Penso infatti che la vittoria del No possa costituire un irreversibile fattore di discontinuità con una lunga tendenza riformatrice che da Bettino Craxi in poi, ha messo l’accento sul tema della governabilità. Questa tendenza è stata assunta dalla parte preponderante della sinistra negli anni 90, e ancora rappresenta la questione fondamentale proposta dai “moderati” del centrosinistra. Di fatto tale tendenza ha assecondato la concentrazione di poteri, la personalizzazione della politica, la (continua…)
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……sono passati già due anni da quel maledetto 20 giugno. Ho in testa la tua telefonata, qualche minuto prima di entrare nell’ultimo dibattito. Ero con Camilla, mia figlia, al mare. Non potevo parlare. Dovevamo sentirci un dopo che non c’è più stato.
Da allora ho sentito un dovere sopra gli altri: quello di dedicare ogni energia al progetto comune di cui tanto avevamo discusso, e di cui, è inutile nasconderlo, dovevi essere l’animatore. Da lassù oggi ci vedi al governo, hai tirato un sospiro di sollievo quando le destre, pure di un soffio, sono andate a casa…E immagino a quanto e come sbuffi di fronte al rito delle polemiche pregiudiziali che oggi scatenano una parte della sinistra contro il Governo e in particolare contro Rifondazione. Non so cosa avresti detto degli improperi rivolti a Bertinotti il 2 giugno, ma so che ti sarebbe piaciuta la dichiarazione di Pietro Ingrao. E sicuramente avresti voluto e promosso quell’iniziativa contro la precarietà nel lavoro e nella vita che il prossimo 8 luglio vedrà la luce al Teatro Brancaccio.
Diciamo la verità: se l’idea della nuova sinistra, oggi della Sinistra Europea, l’avessimo potuta realizzare prima, e se tu avessi potuto svolgere quel ruolo insostituibile di regia, di connessione, di ascolto, oggi avremmo più forza. (continua…)
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Il grandissimo José Saramago ha scritto questo articolo per aderire alla campagna di Greenpeace a favore dell’uso di carta riciclata prodotta in modo compatibile con l’ambiente. E’ un testo di straordinaria bellezza, che mi ha indotto a prendere subito a cuore il problema, appoggiando anch’io la campagna di Greenpeace anche per ciò che riguarda la competenza sull’editoria che ha la commissione parlamentare che presiedo.
L’uomo che abbracciava gli alberi
JOSÉ SARAMAGO
Sono nipote di un uomo che, presentendo che la morte lo attendeva all’ospedale dove lo stavano portando, scese nell’orto e andò a dire addio agli alberi che aveva piantato e curato, piangendo e abbracciando ognuno di essi, come se di esseri amati si fosse trattato. Quell’uomo era un semplice pastore, un contadino analfabeta, non un intellettuale, non un artista, non una persona colta e sofisticata che decideva di lasciare questo mondo con un grande gesto che la posterità avrebbe ricordato. Si sarebbe detto che stava salutando ciò che fino a quel momento era stato di sua proprietà, ma di sua proprietà erano anche gli animali che gli davano da vivere e lui non andò da loro per salutarli. Si accomiatò dalla famiglia e dagli alberi come se per lui fosse stato tutto la sua famiglia.
Questo episodio è accaduto, è reale, non è frutto della mia immaginazione. In tanti anni, non avevo mai sentito uscire dalla bocca di mio nonno parola alcuna sugli alberi in generale, e su quelli in particolare, che non fosse motivata da ragioni pratiche. Inoltre, non avrei potuto immaginare, nessuno avrebbe potuto immaginarlo, che l’ultima manifestazione cosciente della personalità del vecchio uomo avrebbe toccato la linea del sublime. Eppure accadde. (continua…)
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Liberazione, ieri, mi ha intervistato sui temi delle politiche culturali. Riporto qui il testo dell’intervista di Gemma Contin.
Pietro Folena, parlamentare indipendente eletto in Puglia nelle liste di Rifondazione comunista, da poco più di una settimana è il presidente della Commissione cultura della Camera dei deputati. Lo abbiamo intervistato.
Onorevole Folena, qual è il ruolo della Commissione cultura e del suo presidente?
La prima cosa è inserirsi lungo la linea di un Parlamento che sia “la casa di tutti”. Una casa utilizzabile, non solo visitabile, come già hanno fatto i presidenti della Camera e il presidente Bertinotti aprendola agli studenti e alle scolaresche, non un’istituzione “fortino separato”. Se questa è l’idea, e cioè che il Parlamento debba essere un luogo consapevole del grado di criticità che c’è nella vita delle persone e la politica, la Commissione cultura, in questa strada nuova che Bertinotti ha aperto e poi consolidato a Barbiana, io penso che la Commissione cultura debba diventare un “grande sportello” aperto alle classi, alle aule universitarie, ai luoghi dove si produce musica, dove si fa arte. Certo, ci dovremo occupare anche dei grandi enti lirici, delle politiche del cinema, delle cose più classiche delle istituzioni culturali; ma anche di tante altre cose, perché voglio ricordare che grosso modo a questa Commissione fanno riferimento nella nuova struttura di governo cinque Ministeri: la Cultura e il turismo, che da un’orbita economicistica è passato a una più culturale e sociale; lo Sport e le Politiche giovanili; l’Istruzione; l’Università e la Ricerca; e la Comunicazione, o almeno una parte importante del mondo della comunicazione. (continua…)
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