Archivio per aprile 2005

dal Corriere della Sera di oggi 29 aprile ‘05

Caro direttore,
conosco Achille Occhetto da molto tempo. Sono stupito da quanti si stupiscono del suo avvicinamento alla sinistra radicale e, in particolare, della sua “simpatia politica” per il progetto di Fausto Bertinotti e di Rifondazione comunista.
Ho fatto parte del gruppo dirigente che sostenne la svolta dell’89. Anch’io vedevo due possibilità di uscita dalla crisi del comunismo. Una, quella che Achille definisce “uscita da destra” (diciamo l’opzione “liberale”) prendeva semplicemente atto di una sconfitta storica ed è poi giunta ad un approdo che lo stesso Massimo D’Alema ha definito succube del neo-liberismo. Una volta perso il sistema di idee e valori del Pci, il Pds è rimasto sguarnito di idee-guida e ha pian piano assimilato una concezione riduttiva del ruolo di un grande partito socialista, limitandosi spesso alla mera selezione delle classi dirigenti. Ha sfidato il centrodestra sul suo terreno (le riforme istituzionali, la riduzione delle imposte, l’esportazione della democrazia) con un’impostazione non alternativa nell’impianto culturale e politico. Alla base di ciò la concezione dell’Italia come paese moderato, tendenzialmente di destra.
L’altra via di uscita, quella “da sinistra”, presupponeva non tanto il cambiamento di nome e simbolo del Pci, ma la fondazione di un nuovo soggetto politico del quale facessero parte pezzi significativi del “ceto medio riflessivo”. Se la “svolta” avesse dato pienamente i suoi frutti, forse non ci sarebbe stata la stagione dei girotondi fuori e in una certa misura contro i partiti. I girotondi li avrebbero fatti i Ds. Così, se la stagione di rinnovamento avviata dalla segreteria di Walter Veltroni, con cui ho collaborato con grandi responsabilità, non si fosse interrotta, oggi forse i movimenti no-global non sarebbero tanto distanti dalla politica dei partiti.
Non voglio però rivangare il passato, ma guardare avanti. Occhetto, come molti, e tra questi il sottoscritto, è stanco di una sinistra che si divide ancora usando le vecchie categorie novecentesche. La crisi dei partiti è soprattutto qui: le primarie pugliesi hanno dimostrato la distanza tra gli elettori e il ceto politico. Al popolo del centrosinistra e della sinistra non interessano etichette e certificazioni. Interessa molto di più sapere cosa propone il centrosinistra su temi come la pace, le privatizzazioni dei servizi pubblici, la scuola, le pensioni…
Credo quindi che dovremmo smetterla di parlare del “riformismo” come spartiacque tra due sinistre. Nessuno propone la rivoluzione con annessa presa del palazzo d’inverno. Il tema è quali riforme. “Riforme di struttura” si diceva all’epoca del primo centrosinistra. Per me, socialista di sinistra, il vero riformismo o è radicale o non è. Elementi radicali (a partire dal pacifismo e dalla gestione pubblica dei cosiddetti “beni comuni”) devono divenire patrimonio di tutto il centrosinistra. In Spagna il riformista Zapatero sta cambiando radicalmente il suo paese. Ecco un esempio di riformismo radicale che nella nostra sinistra è pressoché inesistente.
Tutto ciò per dire una cosa semplice (a dirsi, non a farsi). In Italia serve costruire una sinistra post-novecentesca: pacifista, libertaria, comunitaria. Una sinistra che affondi le sue radici più nel movimento nato a Seattle e nel movimento pacifista, che non nella rivoluzione di Ottobre, o nella socialdemocrazia classica.
Mi rendo conto che è una cosa difficile e nuova. Qualcuno in Europa ci sta provando, pur tra ritardi e contraddizioni. In Italia l’unico partito che tenta un percorso del genere è Rifondazione. Ma non basta. Serve che altri si mettano a lavorare per costruire un solido ponte tra il metodo del riformismo e i contenuti della radicalità. Per quel che mi compete proverò a farlo insieme a molte compagne e compagni. Quanto dice Achille Occhetto mi conforta e scorgo molti punti di possibile ricerca comune che mi inducono a chiedere a lui e ai suoi compagni di unire i nostri sforzi. Più operai lavorano nel cantiere, prima il ponte sarà finito.

Pietro Folena

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Quest’articolo di Nando Dalla Chiesa esprime uno stato d’animo molto diffuso. Ribadisco che è necessario istituire una commissione parlamentare di inchiesta che faccia piena luce sul venerdì 4 marzo 2005.

La verità non é una medaglia
di Nando Dalla Chiesa

Vatti a fidare degli amici. Soprattutto di quelli più stretti, quelli che hanno scritto con te un pezzo della tua storia. Come gli amici americani, per esempio. Che stanno cucinando per l’Italia e gli italiani un boccone indigeribile anche per gli stomaci più forti. Prima ci hanno ammazzato di fuoco amico (involontariamente, si presume) uno dei migliori funzionari dello Stato. E con lui hanno quasi fatto la pelle a una giornalista appena uscita viva da un sequestro di persona proprio grazie a quel valoroso funzionario. Poi sono entrati a gamba tesa sullo scenario della sparatoria ripulendo da par loro (e non solo loro) il terreno da prove, indizi ed eventuali corpi (continua…)

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In queste settimane decine, anzi centinaia di persone, con ogni mezzo (questo blog, le e-mail, telefonate, fax…) mi hanno chiesto di tornare a Mattinata per incontrare i cittadini.

Domani (venerdì) farò due incontri. Il primo, con i candidati e i consiglieri della “Primavera”, presso la sezione Ds.

Poi alle 19 una iniziativa pubblica al Museo rivolta agli elettori del centrosinistra e a tutta la città.

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CALIPARI. FOLENA: SCANDALOSO, SUBITO COMMISSIONE INCHIESTA=

(DIRE) – ROMA- “Quanto emerso dall’inchiesta americana sulla
morte di Nicola Calipari e’ sconcertante. Il punto a cui si e’
arrivati e’ addirittura scandaloso: in un primo momento si era
parlato di incidente, di errore umano dei soldati americani.
Adesso l’errore sarebbe di Calipari e l’esercito statunitense si
auto-assolve gettando un’ombra di incompetenza sul nostro
funzionario”. E’ quanto dichiara Pietro Folena, indipendente nel
gruppo di Rifondazione Comunista della Camera.
“Eppure- prosegue- dovrebbe essere chiaro a tutti, oramai, che
quanto accaduto sulla strada verso l’aeroporto di Bagdad non e’ (continua…)

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ieri è stata la festa più importante. a milano e in tantissime città una nuova generazione ha riscoperto la resistenza e ha impugnato la bandiera della costituzione. una poesia straordinaria rende il senso di questa riconquista della memoria

Ai fratelli Cervi, alla loro Italia
di Salvatore Quasimodo

In tutta la terra ridono uomini vili,
principi, poeti, che ripetono il mondo
in sogni, saggi di malizia e ladri
di sapienza. Anche nella mia patria ridono
sulla pietà, sul cuore paziente, la solitaria
malinconia dei poveri. E la mia terra è bella
d’uomini e d’alberi, di martirio, di figure
di pietra e di colore, d’antiche meditazioni
Gli stranieri vi battono con dita di mercanti
il petto dei santi, le reliquie d’amore,
bevono vino e incenso alla forte luna
delle rive, su chitarre di re accordano
canti di vulcani. Da anni e anni
vi entrano in armi, scivolano dalle valli
lungo le pianure con gli animali e i fiumi. (continua…)

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Questa lettera aperta di padre Zanotelli (www.nigrizia.it) al Papa Benedetto XVI mi è sembrata molto bella

Caro Papa, vorrei chiederti subito che quell’attenzione che Giovanni Paolo II ha avuto nei confronti dell’Africa sia anche la tua attenzione. Nessun continente sta soffrendo quanto questo.

Nella Sollicitudo rei socialis, il miglior documento in campo sociale di Giovanni Paolo II, il tuo predecessore suggerisce che la chiesa potrebbe alienare parte dei propri beni per andare incontro ai bisogni degli ultimi. Io credo che le chiese, d’Occidente in particolare, dovrebbero mobilitarsi anche su questo versante per far partire una nuova valanga di solidarietà nei confronti delle chiese d’Africa: non parlo di elemosina, bensì di un’attenzione progettuale. Credo che come chiesa potremmo farcela. (continua…)

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Oggi sono stato ospite in studio della trasmissione di Pierluigi Diaco “Servizio Pubblico” che va in onda su Radio24-Il Sole 24 Ore dalle 11 alle 12.
Potete riascoltare la trasmissione via internet clickando qui.
Non c’è stato il tempo di rispondere a molte domande giunte in redazione per telefono e via Sms. Ne ho selezionato qualcuna, penso le più interessanti anche per i lettori di questo blog.

1. Molti mi chiedono perché sono passato al gruppo di Rifondazione e non con i Comunisti italiani. Come ho spiegato ho aderito al gruppo del Prc sulla base della “svolta” avviata da Fausto Bertinotti che sta portando Rifondazione a ridefinire la propria cultura politica sulla base del rapporto con i movimenti e della nonviolenza. Rifondazione ambisce a creare una sinistra figlia dei movimenti degli anni 2000 e quindi a superare le ideologie del ‘900. Mi sento vicino a questa ricerca.
2. Un ascoltatore mi chiede cosa è rimasto per me dei valori dei comunisti degli anni 70. Negli anni ’70 ero nel movimento studentesco e poi nella Fgci, e mi battevo contro la corsa agli armamenti, per una scuola e un’università non di classe, per cose piuttosto simili a quanto oggi chiedono i movimento new-global, anche se allora il tasso di ideologia (poi sfociata anche nella violenza) era altissimo. Oggi credo che quelle cose siano purtroppo ancora attuali. Certo, sono stati compiuti passi in avanti, grazie a tante lotte, ma il più è ancora da fare.
3. Alcuni mi domandano che fine ha fatto il programma dell’Unione. Vorrei saperlo anche io! A parte le battute, siamo in estremo ritardo. Se dovesse cadere il governo domani noi non siamo pronti sul programma. Occorre accelerare, ma soprattutto occorre dare spazio alla partecipazione, magari – se il tempo non sarà troppo tiranno – facendo le primarie sul programma. Purtroppo però occorre dire che questo ritardo non è casuale. Il centrosinistra ha perso tempo ad accapigliarsi sulla leadership e non ha lavorato sul programma.
4. Un ascoltatore mi chiede se cercherò di unire maggiormente Rifondazione con l’Unione. Certo, voglio costruire dei “ponti” tra le diverse anime della sinistra e del centrosinistra, ma soprattutto tra diverse culture, tra la politica che si fa in parlamento e quella che si fa nelle piazze, quella politica della partecipazione che si fa nei forum sociali, nei movimenti, tra le giovani generazioni.

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Domani sarò l’ospite di Pierluigi Diaco a ”Servizio Pubblico”, la trasmissione di approfondimento giornalistico in onda su Radio 24 -Il Sole 24 Ore dalle undici a mezzogiorno.
Tema ovviamente la mia uscita dai Ds e l’ingresso nel gruppo di Rifondazione, oltre all’attualità politica, crisi di governo in primis.
Gli ascoltatori possono intervenire chiamando il numero verde 800 240024, oppure inviando un sms al 349 238 6666.

Ciao.

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da “Liberazione” del 14 aprile 2005

Fausto BertinottiCaro Pietro, vorrei innanzitutto esprimerti una vicinanza umana, una partecipazione vera a una decisione sofferta, a un travaglio interiore che è il frutto di un interrogarsi sulle sfide che il movimento ha lanciato e che si riconnettono all’idea di un nuovo mondo possibile.
Come dici giustamente, da Genova è cambiato qualcosa di profondo che ha modificato le culture prevalenti e le nostre stesse coscienze.
Questo movimento ha reso possibile il tentativo di riattualizzare un processo di trasformazione nei contenuti di una nuova politica e nell’agire stesso della politica.
Tra questi c’è anche l’abbandono di una concezione militare della politica, in cui prevalgono categorie come quella dell’abiura e del tradimento.
Così, dopo una riflessione così lunga e profonda come emerge dalla Tua lettera, tu puoi compiere un gesto, muoverti in una direzione, senza accusare, senza pronunciare sentenze, anzi con un intendimento di cucire esperienze e pratiche, con un ispirazione di fondo unitaria che, proprio per questo, rifugge da ogni appiattimento.
Non inizia un nuovo cammino, prosegue un cammino già avviato assieme. (continua…)

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Tra le tante e-mail e lettere che ho ricevuto, pubblico questa, firmata da tutta la “Primavera”. Sono cose che danno forza, che ti fanno capire di non essere solo.

La potete leggere qui: Lettera della Primavera

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