Auguri a tutti i visitatori del blog, auguri a tutti i mattinatesi. Pasqua vuol dire “passaggio”. Il popolo ebraico a Pasqua passò dalla schiavitù alla libertà. Cristo passò dalla morte alla vita. Nella terra dove visse Gesù ora c’è una speranza di pace. Speriamo che possa concretizzarsi presto.
Ma ricordiamoci anche di un’altra terra, l’Iraq, che ancora è lontana dalla pace, nella quale ogni giorno muoiono a decine e a volte a centinaia donne, bambini, uomini in divisa o senza divisa.
Ad 0ggi sono morti
- minimo 17186 civili iracheni, secondo le stime delle associazioni umanitarie
- 1524 soldati americani (numero esatto del Pentagono)
e 11344 soldati americani sono rimasti feriti per la guerra.
A questi vanno aggiunti morti delle altre forze della coalizione (tra cui l’Italia, purtroppo) che sono 171 e quelli tra le forze della polizia irachena.
Tra i morti italiani, un pensiero speciale per Nicola Calipari e per Salvatore Marracino.
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Sono nato a Padova, nel 1957. Mio padre Gianfranco era un grandissimo intellettuale, storico della lingua (nonché autore del dizionario Palazzi-Folena, il primo e l’unico a riportare la data di nascita delle parole) e filologo romanzo. Insegnava proprio all’Università di Padova (ma era toscano). Mia madre invece era francese, si chiamava Elisabeth (Lizbeth per tutti) Marcilhacy, ed era pittirice e poetessa. Tra le altre cose ha partecipato alla liberazione della Germania come volontaria a fianco dell’Armée e poi ha militato nei Cristiani per il Socialismo. Recentemente è stata pubblicata una sua raccolta postuma di poesie “Comme cette autre fois”. Come lei, anch’io sono credente.
Ho due sorelle. Lucia, la primogenita, docente di letteratura inglese alla Facoltà di lettere dell’Università di Torino; Nora, professoressa di matematica e scienze a Padova, e madre di Giampaolo.
Andrea, il mio amatissimo e sensibilissimo fratello, è scomparso nel 2001.
Ho iniziato a far politica quando avevo i calzoni corti. Militavo nella (mitica!) Fgci, occupandomi prima degli studenti medi e poi diventando segretario provinciale della Federazione di Padova, quindi segretario ragionale del Veneto. Dall’80 all’82, a Roma, ho diretto gli studenti medi della Fgci, come responsabile nazionale del settore scuola. Quando lasciai (per un po’) la Federazione giovanile, entrai nel Pci divenendo segretario cittadino a Padova. (continua…)
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di Pietro Folena – da “L’Unità” dell’11 marzo 2005
Anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno. Così capita che pure il centrodestra azzecchi, se non la risposta giusta, per lo meno la domanda giusta.
La Lega, in questi giorni, insiste sull’introduzione dei dazi contro la Cina. Lasciamo perdere le becere litanie padane e analizziamo ciò che dice Giulio Tremonti, che della questione è il vero teorico. (continua…)
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di Pietro Folena – da “L’Unità” del 4 marzo 2005
Mi ha molto colpito il fatto che una personalità tanto importante nella storia della sinistra qual è Pietro Ingrao abbia scelto di iscriversi a Rifondazione Comunista. Certo questo è il risultato naturale di una politica intrapresa da qualche anno, che ha portato questo partito non solo ad allontanarsi dall’antagonismo rigido di qualche tempo fa (tanto da far sembrare le invettive di Giampaolo Pansa come una solitaria lotta ad un nemico che non c’è), ma anche a “rifondare”, per l’appunto, una cultura politica. O meglio a fondarne una totalmente inedita. (continua…)
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di Pietro Folena – da “Quale Stato” – numero di marzo 2005
“Per attirare imprese come la vostra (…) abbiamo spianato montagne,
abbattuto foreste, prosciugato paludi, deviato fiumi, trasferito paesi (…)
il tutto per rendervi più agevole concludere i vostri affari con noi”
- Annuncio pubblicitario del governo filippino su “Fortune”, 1975
La definizione originaria di “beni comuni” e il problema del loro sfruttamento
Il concetto di “beni comuni” (“common goods”), in economia, indica originariamente quei beni quali le risorse naturali (acqua, la fauna, ecc.) esauribili, ma dal cui sfruttamento nessuno può essere escluso. I beni comuni sono anche definiti più precisamente come “beni di proprietà comune” – il che non va confuso con la proprietà pubblica, cioè dello Stato o altra istituzione pubblica. Si tratta di una distinzione non secondaria, di cui parleremo più avanti, perché presuppone un diverso modello di gestione, al di là della “mera proprietà”. (continua…)
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