Centocinquanta tirocini retribuiti nei Beni Culturali non rappresentano ancora un’inversione di tendenza. Indicano tuttavia una volontà, già affermata da Dario Franceschini con altri provvedimenti, di immaginare una strategia generale per la cultura nella quale al primo posto viene l’occupazione giovanile.
Decine di migliaia di ragazze e ragazzi, per passione, si sono laureati in storia dell’arte, architettura, archivistica e in tutte le altre discipline proliferate nel settore negli ultimi vent’anni nelle Università italiane. Hanno trovato però di fronte il Muro. Il Muro del blocco del turn-over, accompagnato dai tagli lineari nel settore pubblico e, negli ultimi tempi, dall’avvio del pensionamento di un’intera generazione di studiosi che entrò nel Ministero dopo la sua costituzione, da parte di Giovanni Spadolini, negli anni 70. Oltre quel Muro, dove una volta c’era un fiorire di posti di lavoro e di professionalità, ora ci sono grandi aree di deserto, col rischio di una dispersione di conoscenza. (continua…)
Ho partecipato anch’io agli “Stati Generali della Cultura”, convocati dal Sole24 ore sulla base del Manifesto pubblicato qualche mese addietro. E’ stato dato ampio risalto al clima di protesta e di rabbia che attraversava la vastissima platea del Teatro Eliseo, e al modo intelligente e aperto con cui Giorgio Napolitano -sulla base di un’antica esperienza politica-, a differenza dagli esponenti del Governo che avevano parlato tra le contestazioni, ha saputo interloquire con la sala.
Mi permetto, da operatore culturale, di fare un’osservazione agli organizzatori e di esprimere un’opinione sui contenuti. Se pomposamente chiami un grande convegno sulla cultura “Stati Generali” non puoi non porti il problema di far parlare il lavoro della cultura. E cioè un vastissimo mondo fatto oggi di precariato e di incertezza, nel settore privato e in quello pubblico, o di imprese e associazioni no-profit che subiscono tragicamente le conseguenze dei tagli in atto. Non basta la parola alla coraggiosa Ilaria Capua, la ricercatrice che aveva minacciato di andare all’estero. Né si può pensare che un’organizzazione meritoria come il FAI e la sua presidente, Ilaria Borletti Buitoni, rappresentino il mondo privato-sociale, il quale non ha né i mezzi né l’appeal nell’universo dei ricchi e dei signori che ha questa realtà. Il sindacato non aveva niente da dire? E le associazioni dei lavoratori della cultura, fino a quelle connesse al mondo del precariato e del lavoro giovanile, non avrebbero potuto esprimere un importante punto di vista?
Se il punto di vista del lavoro nella cultura all’Eliseo non c’era, non è un caso. Allora anch’io saluto la sensibilità di chi si è messo in movimento. Consiglierei però, per il prossimo futuro, anche più umiltà, e maggiore consapevolezza del disagio enorme, fino alla percezione di una vera e propria assenza di futuro, che coinvolge migliaia e migliaia di singoli, di imprese e di associazioni che operano in questo campo.
Voglio poi aggiungere che non basta più la denuncia sul disinteresse di chi ha le leve del potere in mano. Ne ho scritto qualche tempo fa su questo blog e sull’Unità. Aggiungo che anche nel dibattito tra i candidati del centrosinistra alle primarie la cultura era la Cenerentola della discussione.
Il tema è se si fa la scelta della cultura, e quella della green economy, come volano di un altro sviluppo. L’assemblea del Sole24 ore ha messo l’accento sui dati negativi : a partire dalla perdita di posizioni dell’Italia negli ultimi cento anni in questo campo. Io metto l’accento sugli aspetti positivi: la forza di quel fattore 21 -per un’euro pubblico investito nella cultura se ne generano 21 privati-, unico al mondo. Doppio rispetto a quello della Francia che, investendo quattro volte di più di quello che facciamo noi, oggi ha un Pil della cultura e un Pil del Turismo doppi rispetto a quelli italiani. L’Italia può diventare potenza culturale mondiale, e le sue città d’arte -a partire da Roma- rilanciare la propria universalità, se ci mettiamo in testa di costruire una politica industriale della cultura, uno sviluppo fondato sulla cultura e sulla sostenibilità.
Pensiamo banalmente: cinquecento milioni l’anno in più per la cultura genererebbero, nella prossima legislatura, il raddoppio del Pil della cultura, da 40 a 80 miliardi. Si tratta di avere le idee chiare su cosa fare, con quali strumenti e con quali procedure. Non ripeto qui alcune proposte operative, a partire da un nuovo ruolo di Arcus, che ho già fatto.
E’ giunto il tempo di rimboccarsi le maniche, superando la lamentazione e il disfattismo. Possiamo vedere risultati in tempi molto brevi.
“L’umanità può vivere – scriveva Fiodor Dostoevskij – senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui”. Gli fa eco il pittore Georges Braque: “L’arte è fatta per turbare, mentre la scienza rassicura”.
Queste citazioni furono fatte da Papa Benedetto XVI° il 21 novembre 2009 quando, nella Cappella Sistina, sotto gli affreschi di Michelangelo, volle incontrare gli artisti. Più di due secoli prima un quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, ispirato dalla Sistina, riuscì nell’impresa di trascrivere interamente a memoria dopo solo due ascolti il Miserere di Gregorio Allegri, di proprietà talmente esclusiva della Cappella Pontificia, da intimare la scomunica a chiunque se ne fosse impossessato fuori dal Vaticano. E un grandissimo e compianto artista come Lucio Dalla, che amava l’arte del Rinascimento, a partire dallo scultore bolognese Amico Aspertini, cui dedicò la canzone Amico, aveva espresso la volontà di comporre una grande opera musicale dedicata a Michelangelo.
Da lì, da questo mistero dell’arte -vero e proprio tormento nella vita di Michelangelo Buonarroti-, parte la mostra che oggi inauguriamo. L’esperienza della Sistina turba, come scriveva Braque, come poche altre esperienze al mondo. Qui troverete i disegni preparatori della Volta, riferiti agli affreschi, e quell’unico, preziosissimo disegno, di poco meno di trent’anni dopo il 1512, che prepara il drammatico e potente Giudizio Universale. Antonio Paolucci e Pina Ragionieri ci parleranno della straordinaria impresa, tra il 1508 e il 1512, compiuta da Michelangelo, ai limiti della resistenza fisica e psicologica, e della qualità incredibile dei disegni autografi qui esposti, e conservati a Casa Buonarroti.
Quegli anni, grazie alla lungimiranza di Papa Giulio II°, che a qualche metro dalla Sistina faceva lavorare il giovanissimo Raffaello ad alcuni dei suoi più grandi capolavori, hanno cambiato la storia dell’arte per sempre.
Voglio ringraziare la Camera dei Deputati e in particolare il Presidente Gianfranco Fini per la sensibilità dimostrata. L’evento principale del 500° -era proprio il 31 ottobre del 1512- si svolge qui, con un omaggio della Repubblica italiana all’opera straordinaria compiuta da un artista che, mi piace ricordarlo, lavorò per tanti papi ma fu un fervente repubblicano -nelle due esperienze fiorentine, finite tragicamente-, indignato contro le prepotenze e le soverchierie di ogni Potere. Nella seconda parte della sua vita, questo sentimento assunse le forme di un’”eresia” rispetto alla Chiesa dei privilegi, delle ricchezze e della vendita delle indulgenze, proprio quando nell’Europa cresceva lo spirito della Riforma. Di “opera della crisi” ha scritto Giulio Carlo Argan, a proposito del Giudizio Universale. Giuseppe Ungaretti di fronte alla Sistina si domanda: «C’è forse un’arte più sconvolta, più travolta dalla disperata speranza di quella di Michelangelo?».
“Una funzione essenziale della vera bellezza… consiste nel comunicare all’uomo una salutare “scossa”, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce” dice Benedetto XVI° agli artisti nella Sistina.
Ecco perché, per ragioni morali, prima di tutto, investire e credere nella bellezza, in un concorso tra pubblico e privato, è essenziale. Se la Camera ha messo a disposizione questi spazi magnifici, e carichi di storia, questa mostra ad ingresso libero, com’è doveroso in una sede istituzionale, si è potuta fare grazie alla Fondazione Casa Buonarroti, di cui saluto il Presidente Eugenio Giani, al mecenatismo di Camera di Commercio di Roma, di Enel, di Ferrovie dello Stato, e col patrocinio della Regione Lazio e della Provincia di Roma.
E’ in questo concorso la chiave di volta per cambiare passo nel nostro Paese nel settore della cultura. Si è soliti concludere i discorsi con la retorica sulla cultura come volano di crescita. MetaMorfosi sta provando a costruire delle strade concrete, accompagnando nel tempo importanti istituzioni culturali.
Molte fonti concordano nell’indicare in Italia in poco meno di 40 miliardi di euro il PIL della cultura, a fronte di una spesa pubblica di 1 miliardo e ottocentomila euro, con quasi 500000 occupati. Per ogni euro pubblico investito se ne generano più di 21. In Francia, a fronte di un PIL cultura di 74 miliardi, la spesa pubblica in cultura è di 8 miliardi e mezzo: per ogni euro pubblico se ne generano meno della metà rispetto all’Italia, e cioè circa 9. Dati analoghi si registrano in Germania e in Gran Bretagna. La forza di un grande discorso di industria culturale in Italia sta in quel numero magico: 21. 1 euro pubblico produce altri 20 euro privati. Del resto siamo il Paese al mondo col maggior numero di siti Unesco, 44, e in cui è concentrata la maggioranza del patrimonio culturale del mondo. Ciò che occorre è, malgrado la crisi e per uscire dalla recessione, un aumento degli investimenti pubblici e privati in cultura, e l’individuazione di nuovi strumenti che facciano leva sul fisco, sul mecenatismo e sul valore aggiunto dei diritti di immagine dei nostri beni culturali, al fine di promuovere lavoro, impresa, occupazione.
Abbiamo voluto, in questo senso accompagnare quest’esposizione con la produzione di un docu-film, Il cuore e la pietra, che racconta partendo dai documenti autografi e dai disegni un Michelangelo privato in onda domani sera: una sorta di mostra-movie, una produzione realizzata insieme a Sky, che qui saluto, che dimostra concretamente come un grande gruppo internazionale possa, con l’apertura domani del nuovo canale Sky arte, concorrere a una nuova stagione di industria culturale.
«Le favole del mondo mi hanno tolto / il tempo dato a contemplare Iddio», scriveva in un celebre sonetto Michelangelo. Noi tutti che siamo così presi dalle “favole del mondo” abbiamo il dovere, per le nostre responsabilità, di permettere che l’uomo, e la donna abbiano finalmente tempo -e cioè disponibilità della ragione e del cuore- per “contemplare”.
Questo è il testo del mio intervento alla Camera in occasione dell’inaugurazione della mostra “Michelangelo e la Cappella Sistina, nei disegni autografi della Casa Buonarroti” aperta oggi alla Camera dei Deputati-Palazzo San Macuto-Sala del Refettorio, fino al 7 dicembre 2012
Dal Corriere della Sera di oggi. Pagina spettacoli
Nuovo canale di Sky: spazio anche a design, cinema e musica
Pasquale Elia
Il film – Le riprese sono state effettuate tra Poggio a Caiano e Firenze. Rutger Hauer (68 anni, nella foto con la folta barba bianca) sarà Michelangelo anziano.
13 settembre 2012
MILANO — Torna l’arte in tv. In Italia era di fatto scomparsa, mentre in Francia, Germania e Inghilterra nessuna crisi del settore ha mai minacciato il canale tematico. A colmare il vuoto di idee, immagini e suggestioni ci pensa la tv satellitare di Murdoch che, a partire dal 1° novembre, arricchirà il suo bouquet con Sky Arte HD. E ad inaugurare il nuovo spazio televisivo sarà una docu-fiction su Michelangelo Buonarroti, o meglio sugli aspetti più privati del genio del Rinascimento, il creatore di capolavori come il David o la Pietà avrà il volto di Rutger Hauer, il replicante che in Blade Runner pronuncia il famoso monologo «Io ne ho viste cose che voi umani…».
Una scelta per niente casuale, quella di battezzare il canale (fortemente voluto dall’ad Andrea Zappia e dal vicepresident Andrea Scrosati con l’uomo che dedicò tutta la sua vita a dipingere e a scolpire la bellezza: l’affresco della Cappella Sistina fu inaugurato da Giulio II il giorno di Ognissanti del 1512. Il prossimo 1° novembre saranno passati quindi 500 anni da quando Michelangelo smontò i ponteggi per lasciare al mondo una delle sue tante meraviglie. «Era da tempo che cercavamo un partner per realizzare un documentario sull’artista in vista dell’anniversario, ma nessuna delle reti a cui l’avevamo proposto ci ha risposto. Poi abbiamo saputo del nuovo canale e Sky ha subito accettato il progetto», dice Pietro Folena, presidente dell’associazione Metamorfosi che gestisce in esclusiva le opere di proprietà dalla Fondazione Casa Buonarroti. E per l’occasione sarà allestita anche una mostra a Roma (palazzo San Macuto, dal 31 ottobre all’8 dicembre) intitolata «Michelangelo e la Sistina». (continua…)
Son morti gli yuppies, viva gli yuppies! Il triste Gordon Brown, protagonista – dopo i disastri bellici di Blair – del più spettacolare declino dei laburisti, oggi appare un gigante : i viveurs Sarko e Silvio, la compassata Merkel, il funambolo Zapatero, e persino il cottissimo Bush sembrano scolaretti in fila dietro allo scozzese-che-non-sa-sorridere. Lasciamo stare le previsioni sulle Borse e su quanto succederà, godendoci le passeggere giornate di bel tempo. Il triste Gordon – proprio lui, cancelliere dello scacchiere in anni di record di profitti in borsa – simboleggia la caduta degli yuppies. Sì: Happy Days e i suoi preppies (coi nostri paninari, Timberland e maglioncino, di Milano da bere e dintorni) sembrano i reperti archeologici del museo sul turbo-capitalismo finanziario; e, come ricorda lo scrittore McInerney , già il lunedì nero dell’87, aveva fatto sentenziare sulla morte degli yuppies, veri pionieri del meraviglioso mondo liberista. Erano tutt’altro che morti, allora: si erano (continua…)
Un artista può campare d’arte? In Italia è difficile. La professione di artista non esiste… se chiedi la carta d’identità, la qualifica “artista” non è prevista.
Oggi ne ammiamo parlato a Bari, presentando i risultati dell’indagine conoscitiva della Commissione Cultura sull’Arte Contemporanea.
Se una persona “possiede” qualcosa può scegliere di tenerla per sé o di cederla anche agli altri. Se si tratta di un oggetto, come di una mela, resterà senza. Ma se una persona “sa” qualcosa e la insegna, la sua conoscenza si moltiplica e si diffonde senza che nessuno si impoverisca
Per un welfare della conoscenza e dell’Innovazione. Lavoro cognitivo, nuove tecnologie e diritti digitali
LECCE Venerdì 4 aprile – alle ore 17:30
Sala Pellegrino, II° piano Biblioteca provinciale “Sigismondo Castromediano”, viale Gallipoli
Partecipano:
On. Pietro Folena – Presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati e candidato della Sinistra Arcobaleno al Senato per la Puglia.
Carlo Formenti, docente di Teoria e Tecnica dei nuovi media presso l’Università degli studi di Lecce
Stefano Cristante, docente di Sociologia della Comunicazione presso l’Università degli studi di Lecce
Arturo Di Corinto, docente di comunicazione mediata dal computer presso La Sapienza di Roma
Eugenio Iorio, docente di Comunicazione politica presso l’Università degli studi di Bari
Coordina: Carmen Tarantino, giornalista
——————————————————————
Interverranno: Arci Provinciale, ZEI, CoolClub, SUM Project e tanti altri
In progress: video proiezione de “La Repubblica del Software (libero)”, distribuzione materiale su licenze Creative Commons e Software Libero.
Applicando la logica del copyleft e dell’open source, le comunità che aderiscono all’idea
dell’autore collettivo e alla cultura della condivisione hanno dimostrato, attraverso il software libero e l’editoria indipendente, la comunicazione autogestita e la produzione di beni comuni digitali, di riuscire a promuovere modelli sociali ed economici in grado di produrre ricchezza, crescita e benessere. Un “patrimonio intellettuale” a disposizione di tutti, un insieme di risorse, beni e conoscenze il cui valore è costantemente incrementato dall’uso e dalla circolazione.
E difatti bisognerebbe smettere di chiamarla pirateria ed iniziare a chiamarla con il suo vero nome: condivisione.
Oggi il Corriere della Sera pubblica un articolo molto interessante. Paulo Coelho, uno di quegli scrittori che quando pubblica un libro crea le file in libreria, sul suo blog spiega come scaricare le sue opere gratuitamente. Il perché è semplice: i suoi libri non vendevano in alcuni Paesi come la Russia, finché non sono finiti nei circuiti “pirati”. Lui stesso ha pubblicato il link e, magia, in due anni è passato da 1000 copie a 10mila. E ora addirittura a 10 milioni.
Certo, si può facilmente obiettare che lui “può permetterselo”. E’ vero. Ma vediamo di analizzare bene la questione.
Se sono un grande autore posso permettermi di pubblicare gratis sul web le mie opere. Così, mi farò pubblicità dove l’editoria o la discografia tradizionali non arrivano. E’ il caso, appunto, di Coelho.
Se invece sono un artista semi-sconosciuto, posso usare questo mezzo per farmi conoscere. E difatti è ciò che molti fanno, ad esempio pubblicando con licenze Creative Commons.
Insomma, che io sia un “grande”, oppure un “piccolo”, la condivisione non mi danneggia, ma mi aiuta.
Non dico che Coelho abbia ragione al 100%. Non dico che il suo esempio valga sempre e comunque. Ma possiamo iniziare a fare una seria discussione – senza pregiudizi – su questi temi? Possiamo iniziare a smettere di criminalizzare la condivisione della conoscenza attraverso le reti peer-to-peer?
Oggi la Commissione europea ha sanzionato la Microsoft perché dal 2004 non ubbidisce alle disposizioni antitrust. Una multa senza precedenti: 899 milioni di euro.
Microsoft è un’azienda che non rispetta le norme europee sulla concorrenza e le decisioni antitrust. Questa decisione è un buon segnale.
In Italia però vigono altri due monopoli “speciali”. Quello di Mediaset nell’emittenza televisiva privata e quello della Telecom Italia nella telefonia fissa e nelle connessioni Internet.
L’Unione europea credo debba incidere con maggiore forza su questi bubboni che frenano lo sviluppo del multimediale e della tv italiana.
Noi proponiamo la nazionalizzazione della rete telefonica e telematica e la liberalizzazione del software. Vogliamo che i cittadini non paghino il canone Telecom anche se sono abbonati ad un altro operatore ADSL. Vogliamo che su pc e portatili non ci sia solo Windows ma il consumatore abbia la possibilità di scegliere. Vogliamo che Mediaset non sia l’unica tv privata nazionale. E vogliamo una RAI diversa. http://www.pietrofolena.net/blog/?p=314
Arturo di Corinto ha realizzato questa intervista sui temi della conoscenza. Penso che questi temi siano al centro della vita delle persone quanto quelli che, più facilmente, bucano i media tradizionali. Internet, l’accesso aperto e libero, la libertà di condividere i saperi, il software e la conoscenza libera stanno cambiando il mondo della comunicazione. E la comunicazione cambia il mondo, il modo di percepire, conoscere, fare.
Pensiamo a Wikipedia, a Google, a Linux.
Ma pensiamo anche alle grandi “agenzie” della conoscenza, la scuola, l’Università, la ricerca.
Voglio che questi temi siano presenti anche in campagna elettorale. Iniziamo con questi video, nei quali parlo anche del famoso “comma 1-bis” sulle libere utilizzazioni delle immagini e musiche “a bassa risoluzione”, che ha avuto l’onore di finire persino su slashdot.
Proposta n.1: Nazionalizzare l’infrastruttura telematica, unico metodo per garantire accesso uguale per tutti (la sola separazione della rete Telecom non basta)
Proposta n.2: Più condivisione della Conoscenza: rivedere in senso libertario la legge sul diritto d’autore, software libero per la scuola, lo Stato, le imprese
Proposta n.3: Una scuola per tutti e per ciascuno, più arte e musica nei curricula scolastici
Proposta n.4: Riconoscere il lavoro intellettuale: un reddito di cittadinanza e sconti fiscali per i lavoratori della conoscenza
Proposta n.5: La RAI come grande industria culturale del Paese e no alla sua privatizzazione